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Clima 2040, per l’Eurocamera di sinistra non c’è nessuna urgenza: polemiche sul voto a Strasburgo

Scoppia la polemica al Parlamento europeo dopo che una parte consistente dei gruppi di sinistra e centrosinistra ha respinto un emendamento che chiedeva di dichiarare “l’urgenza climatica” nel contesto del piano ambientale per il 2040. La scelta ha scatenato reazioni indignate da parte di ambientalisti, gruppi scientifici e forze politiche favorevoli a una transizione ecologica più rapida.

Il contesto

Il voto si è svolto nell’ambito della discussione sulla nuova strategia climatica dell’Unione Europea al 2040, con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni e avvicinarsi alla neutralità carbonica entro il 2050. Tra le misure proposte vi era un emendamento – presentato da gruppi ecologisti e alcune delegazioni liberali – che avrebbe riconosciuto ufficialmente la “crisi climatica” come un’urgenza politica e sociale di primo livello.

L’emendamento è stato bocciato, e sorprendentemente proprio grazie ai voti contrari o all’astensione di gran parte dell’area progressista, tra cui membri di S&D (Socialisti e Democratici) e La Sinistra (The Left).

Le motivazioni del voto

I rappresentanti della sinistra europea hanno giustificato il voto con ragioni tecniche e strategiche, sostenendo che la definizione di “urgenza” avrebbe potuto limitare la capacità di negoziazione futura o creare squilibri nel quadro legislativo. Alcuni deputati hanno parlato di “strumentalizzazione politica” e di una necessità di “concretezza, non slogan”.

“Non ci servono dichiarazioni simboliche, ma obiettivi vincolanti e risorse reali”, ha affermato una deputata spagnola del gruppo S&D.

Reazioni e critiche

Il mancato riconoscimento dell’urgenza ha però suscitato forti critiche da parte di ONG ambientali, movimenti giovanili per il clima e partiti ecologisti. Greta Thunberg ha commentato su X (ex Twitter):

“Ancora una volta, i leader europei voltano le spalle alla realtà. Il clima non aspetta i compromessi politici.”

Anche il gruppo dei Verdi ha espresso “profonda delusione” per un voto definito “miopie politica in un momento critico”.

I dati scientifici

Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, entro il 2040 l’Europa rischia un aumento medio della temperatura di +2,5°C, con impatti devastanti su agricoltura, risorse idriche, salute e sicurezza energetica. Il rapporto IPCC più recente invita a tagli immediati delle emissioni e una riduzione del 90% delle fonti fossili entro i prossimi 15 anni.


Il voto della plenaria a Strasburgo evidenzia un’Europa spaccata tra ambizioni ecologiche e calcoli politici. Mentre il tempo stringe sul fronte ambientale, le istituzioni sembrano ancora divise sull’entità della risposta da adottare. E intanto, il 2040 si avvicina.

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