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Calabria

Lamezia Terme| Comunità scossa per la morte della giovane 28enne, accertamenti in corso

Una giovane donna di 28 anni, M.C., ha perso la vita ieri sera a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, in circostanze ancora avvolte nel mistero. Il tragico evento si è verificato mentre la ragazza si trovava al lavoro presso un centro estetico situato in via dei glicini.

Secondo le prime informazioni emerse, M.C. sarebbe stata colpita da un improvviso malore durante l’orario lavorativo. Nonostante l’intervento tempestivo dell’ambulanza, purtroppo ogni tentativo di salvarle la vita è stato vano.

Le cause del decesso, al momento, sono oggetto di accertamento da parte delle autorità competenti. Ciò che rende ancora più sconcertante questa tragedia è il fatto che la giovane donna, in apparente buona salute, si sia trovata improvvisamente vittima di un evento così drammatico mentre svolgeva le sue normali attività lavorative.

Questo ennesimo caso di una giovane vita spezzata prematuramente per “cause naturali” aggiunge un ulteriore strato di tristezza e mistero a una serie di eventi simili che hanno scosso l’Italia intera negli ultimi tempi. È preoccupante notare come sempre più spesso individui così giovani e in salute siano colpiti da tragedie apparentemente inspiegabili, come nel caso della 17enne di Ungano(BG) morta tragicamente, nel sonno, domenica.

È fondamentale che le autorità competenti conducano un’indagine completa e approfondita per scoprire le cause esatte di questo tragico decesso e, se del caso, adottare misure preventive per evitare che simili eventi possano ripetersi in futuro. La comunità di Lamezia Terme si stringe attorno alla famiglia e agli amici di M.C. in questo momento di profondo dolore e incredulità.

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Petilia Policastro (KR) | Agguato ad un uomo algerino: 4 arresti I NOMI

Inizialmente, la banda sarebbe entrata nell’appartamento della vittima a Petilia Policastro con l’intento di rubare del denaro. Successivamente, avrebbero inseguito l’uomo, colpendolo con calci e pugni quando ha cercato di fuggire. Questo è quanto si presume sia accaduto nei confronti di un uomo algerino di 46 anni da parte di una presunta banda di quattro persone. I carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro li hanno arrestati, uno è in carcere e tre sono ai domiciliari, con accuse che vanno dalla rapina aggravata alle lesioni personali, dal porto abusivo di armi a minacce.

Le misure cautelari sono state stabilite dalla gip del Tribunale di Crotone, Elisa Marchetto, che ha descritto l’azione come estremamente violenta: gli indagati avrebbero mostrato un’aggressività brutale e spregiudicata, dimostrando un totale disprezzo per la vittima e senza alcun segno di pentimento.

In carcere è stato posto Silvano Scalise, 34 anni di Petilia Policastro, mentre ai domiciliari ci sono Alex Scalise (24 anni, Petilia Policastro), Davide Scalise (19 anni, Petilia Policastro) e Giulio Vona (21 anni, Isola Capo Rizzuto). Gli indagati sono stati interrogati ieri davanti alla gip, assistiti tra gli altri dagli avvocati Domenico Magnolia e Mario Prato.

L’episodio è avvenuto la sera del 23 febbraio scorso, quando il proprietario dell’abitazione dell’algerino ha segnalato alla Caserma dell’Arma di Petilia Policastro un tentativo di furto in corso. I carabinieri hanno immediatamente avviato le indagini e durante i controlli hanno trovato un uomo zoppicante e visibilmente agitato, con diverse ferite sul corpo.

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Cosenza | Ex ‘ndranghetista pentito ora vuole diventare diacono. La storia di conversione di Luciano Impieri

Il desiderio di diventare diacono è stato coltivato da un ex criminale che ha deciso di cambiare vita, sfidando il suo passato di minacce, violenze e prevaricazioni, vissuto tra manette e pallottole.

Luciano Impieri ha trascorso parte della sua vita al servizio della ‘ndrangheta, finendo inghiottito dal vortice invisibile della subcultura mafiosa. La sua formazione criminale lo ha reso un elemento prominente delle cosche bruzie, operando nell’ombra e gestendo estorsioni, rapine e tentati omicidi con destrezza e precisione. La sua ascesa all’interno della ‘ndrangheta sembrava garantirgli un futuro di potere e ricchezza all’interno del clan “Rango-Zingari”.

Tuttavia, un momento di svolta ha interrotto bruscamente questa traiettoria. Gli arresti dei suoi complici, le tragedie interne al gruppo e la nascita dei suoi figli hanno scosso le sue convinzioni, spingendolo a riflettere sul valore reale della sua esistenza. Nel marzo del 2018, ha preso una decisione radicale: collaborare con la giustizia. Questa scelta non era solo un atto formale, ma una vera e propria rinascita spirituale.

Libero dal giogo della criminalità, Impieri ha abbracciato la fede e ha iniziato un percorso di redenzione. Ha tagliato i legami con il suo passato criminale, distruggendo simboli di ricchezza mal acquisita e abbracciando una vita di preghiera e solidarietà. Il suo desiderio ora è diventare diacono, servendo la Chiesa con devozione e impegno.

Questo cammino di trasformazione non è unico. Aldo Acri, un altro ex ‘ndranghetista, ha seguito una strada simile, pentendosi dei suoi crimini e abbracciando la fede cristiana con fervore. Oggi, entrambi sono testimoni di un miracolo personale, una rinascita spirituale che li ha trasformati da aspiranti boss a servitori umili e devoti della comunità.

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Cosenza | Infermiere dell’ospedale trovato morto in corsia: esposto dei familiari

Un dipendente dell’ospedale di Cosenza è stato ritrovato senza vita in un corridoio del Pronto Soccorso. Mario Tarasi, di 53 anni, prestava servizio nel reparto di Chirurgia Vascolare dell’Annunziata. Gli interventi di soccorso sono stati immediati. La famiglia ha presentato un esposto ai Carabinieri per chiarire le circostanze della sua morte e ha richiesto l’esecuzione dell’autopsia. La Procura di Cosenza si sta occupando del caso. Medici, infermieri e operatori sanitari sono ancora sotto shock per quanto accaduto. Sui social media, è stata espressa incredulità per la prematura perdita dell’infermiere. “Mario, che brutta sorpresa! Riposa in pace, grande amico e collega!” si legge in uno dei messaggi, mentre un altro dice: “Sembra incredibile che sia finita così. Che Dio ti accolga tra le Sue braccia, caro collega. Eravi un professionista di alto livello, sempre pronto ad aiutare”. Ancora un altro commento riflette: “Non riesco a credere. La tua arguzia, uno dei miei migliori allievi diventato poi un eccellente collega. Sei stato un orgoglio per me”.

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