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Cronaca

Palermo | Sammartino accusato di voto di scambio, “ho fiducia nella magistratura”

“Ho risposto a tutte le domande che mi sono state poste perché sono estraneo a tutte le accuse che mi vengono contestate. E ribadisco che si tratta solo di due casi di corruzione e che non sono accusato di voto di scambio, come erroneamente riportato da alcuni media. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura”.

Questo è quanto ha dichiarato il deputato regionale della Lega, Luca Sammartino, dopo aver affrontato l’interrogatorio di garanzia davanti al Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, assistito dal suo avvocato, Carmelo Peluso. Sammartino, dopo essere stato sospeso da cariche pubbliche per un anno, ha rassegnato le dimissioni dalle posizioni di vice governatore e assessore regionale all’Agricoltura.

“Continuo quotidianamente la mia attività politica in qualità di deputato regionale, eletto grazie all’affetto e al sostegno di numerosi elettori che nel corso degli anni mi hanno votato. Sono determinato a portare avanti le battaglie per il territorio e a continuare a lavorare per la mia amata Sicilia”, ha aggiunto Sammartino. “Ho grande fiducia nel sistema giudiziario” e “mantengo tale fiducia anche dopo aver affrontato e vissuto i provvedimenti che l’autorità giudiziaria ha ritenuto opportuno contestarmi”. Il deputato regionale della Lega ha poi affermato: “Con grande serenità – ha proseguito – mi difenderò, insieme al mio avvocato, e sono convinto che sia giusto che l’autorità giudiziaria svolga il proprio lavoro, il quale io rispetto appieno. Sono qui per dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestati”. L’avvocato Carmelo Peluso ha inoltre delineato le prossime mosse della difesa: “Il passo successivo – ha chiarito il penalista – sarà quello di presentare un appello al Tribunale competente per chiedere la revoca della misura, a meno che non si presentino circostanze diverse. È anche possibile che sia lo stesso giudice, dopo l’interrogatorio di garanzia, a valutare la possibilità di revocare il provvedimento”.

Cronaca

Catania | Molesta una ragazza e poi aggredisce il fidanzato: arrestato

Prima un tentativo di molestia nei confronti di una ragazza, seguito dall’aggressione con un cacciavite al fidanzato che, infastidito, aveva cercato di allontanare l’aggressore. Questi sono gli eventi accaduti ieri in via Coppola, con protagonista un 25enne nigeriano in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Per placare la situazione, è intervenuta una volante della Questura che, una volta sul posto, ha sorpreso il 25enne intento a minacciare il compagno della giovane con cui si era scatenata una colluttazione, impugnando un giravite. Vista l’escalation della violenza e di fronte al fallimento nel riportare la calma, i poliziotti hanno dovuto ricorrere al taser per neutralizzare l’aggressore.

Successivamente, durante una perquisizione presso la sua abitazione, gli agenti hanno rinvenuto numerosi coltelli da cucina, cacciaviti, attrezzi vari e documenti personali di dubbia provenienza. La vittima dell’aggressione si è poi recata in questura per presentare denuncia per minacce aggravate. Al termine delle procedure di rito, il 25enne è stato arrestato per minacce e resistenza a pubblico ufficiale, mentre è stato denunciato in stato di libertà per ricettazione di numerosi documenti e carte di credito.

L’arresto è stato convalidato durante l’udienza di giudizio direttissimo e il giovane è stato posto in custodia cautelare in carcere.

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Cronaca

Palermo | Giudice sorprende ladro mentre ruba in un’auto e lo insegue:

Per un breve tratto di strada, ha abbandonato il ruolo di giudice per assumere quello di carabiniere o poliziotto, cercando di fermare un ladro. È accaduto domenica scorsa in via Mariano Stabile, dove un magistrato in servizio presso il tribunale di Caltanissetta, a Palermo per motivi personali, ha tentato di fermare una persona sorpresa mentre rovistava nell’abitacolo di un’auto parcheggiata. Le indagini sull’episodio sono in corso da parte dei carabinieri.

Secondo quanto si è appreso, il giudice, passeggiando in quella via nel pomeriggio, ha notato qualcuno che stava cercando di rubare dall’auto con il finestrino rotto. Alla richiesta di spiegazioni, il ladro ha preferito abbandonare il suo intento e fuggire a piedi. Tuttavia, il magistrato non si è dato per vinto e ha inseguì l’uomo che è riuscito a dileguarsi. Durante la corsa, il giudice è riuscito a scattare alcune foto con il suo smartphone, che ha poi consegnato ai carabinieri, ora impegnati nelle indagini. Gli investigatori stanno esaminando le immagini riprese dalle telecamere installate nella zona, che potrebbero fornire dettagli utili per risalire all’identità del responsabile, o almeno per ricostruire il tentativo di furto e l’inseguimento del ladro scomparso lungo le strade di Borgo Vecchio.

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Cronaca

Campobello di Mazara (TP) | Trovata pistola di Messina Denaro nel doppio fondo del forno

Nel covo di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara è stato rinvenuto un revolver Smith & Wesson calibro 38 special, occultato in un vano segreto. L’arma era celata dietro un pannello situato sotto al forno della cucina, come rivelato dalle immagini mostrate per la prima volta dalla Tgr Rai Sicilia in un servizio. Questo nascondiglio è stato scoperto dagli investigatori alcuni giorni dopo l’arresto del boss, avvenuto il 16 gennaio dello scorso anno.

Accanto al revolver è stato trovato un sacchetto di pelle contenente 20 cartucce, un portadocumenti con alcuni pizzini chiuso con un elastico giallo e un involucro trasparente con buste da lettere, come riportato dai carabinieri. Tutti questi elementi sono stati repertati e catalogati, così come la foto del revolver che è stato rinvenuto carico, con 5 cartucce nel tamburo.

L’arma è stata esaminata dagli esperti del Ris ed è stata trovata in condizioni perfette. Inoltre, è stata modificata, come dichiarato dallo stesso Messina Denaro durante un interrogatorio tenutosi il 13 febbraio nel carcere dell’Aquila. Il boss ha negato il coinvolgimento nell’acquisizione dell’arma, affermando che gliela avevano portata dal Belgio venti anni fa e sostenendo che gli investigatori non potessero risalire a nulla.

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