Liguria
Albenga, lavoratori irregolari al barber shop scoperti dalla guardia di finanza

Nei giorni scorsi i finanzieri del comando provinciale di Savona hanno concluso un controllo fiscale e in materia di lavoro nei confronti di un esercizio commerciale di Albenga adibito ad istituto di bellezza e cura della persona ed a salone di barbiere e parrucchiere, gestito da una donna di origini cinesi residente in Albenga.
L’attività svolta dalle Fiamme Gialle ha accertato come la ditta, in concreto, impiegasse un lavoratore completamente “in nero”, per il quale non era mai stata effettuata alcuna comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro da parte del datore, e avesse assunto, inoltre, altri quattro lavoratori in maniera del tutto irregolare, dichiarando, per l’attività da loro svolta, ai fini del calcolo della “busta paga”, un numero di ore di lavoro cinque volte inferiore rispetto a quelle effettivamente prestate, a tutto danno delle ritenute e dei contributi da versare all’Erario.
Le operazioni intraprese a seguito dell’accesso hanno fatto emergere un contesto di gravi irregolarità lavoristiche; infatti, i militari hanno ricostruito, anche sulla base delle dichiarazioni dei soggetti interessati e dei clienti abituali dell’esercizio, come tutti i lavoratori fossero stati retribuiti, mensilmente, dalla datrice di lavoro con sistematici “fuori busta”, erogati in contanti, per circa due anni (pari a 23 mensilità) sino al momento dell’accesso dei militari.
Pertanto, le Fiamme Gialle hanno proceduto a inquadrare correttamente la forza lavoro, segnalando le irregolarità riscontrate ai competenti uffici dell’Inps e all’Ispettorato Territoriale del Lavoro per la ricostruzione della posizione previdenziale e contributiva dei lavoratori. I Finanzieri hanno redatto nei confronti della titolare, in relazione al lavoratore “in nero”, un verbale di accertamento unico e notificazione (legge numero 73 del 2002) comminando sanzioni amministrative per 52.800 euro e, con riferimento ai quattro dipendenti irregolari, un verbale per violazione delle norme relative al pagamento in contanti dei dipendenti (legge numero 205 del 2017) contenente sanzioni amministrative per un importo di 115.000 euro; sono state, infine, contestate ritenute non operate e ricavi non contabilizzati dalla ditta per oltre 30.000 euro.
L’attività svolta dai finanzieri si inquadra, nell’ambito delle prerogative e dei poteri concessi al corpo nel settore della repressione del sommerso da lavoro, che ricomprende tanto le irregolarità riconducibili a un rapporto di lavoro non dichiarato (il cosiddetto “lavoro nero”), quanto le situazioni di regolarità soltanto formali a fronte di un salario e di condizioni lavorative ben diverse da quelle contrattualizzate (il cosiddetto “lavoro irregolare”). Entrambe queste fattispecie ledono fortemente la libera concorrenza e rappresentano un notevole danno sia per le imprese in regola sia per i lavoratori, sovente oggetto di sfruttamento.
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