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Cronaca

Catania | Amazon risponde ai sindacalisti Cgil: “Orgogliosi delle condizioni offerte ai dipendenti”

“Manifestiamo con orgoglio il nostro impegno nel garantire condizioni ottimali ai nostri dipendenti, investendo costantemente per creare un ambiente di lavoro sicuro, moderno e inclusivo. Il sito di Catania è stato il primo a essere aperto in Sicilia nel 2020, e finora ha generato oltre 270 posti di lavoro a tempo indeterminato, destinati a operatori di magazzino e autisti.” Questo è quanto dichiarato da Amazon in risposta alle osservazioni di Filt-Cgil e Nidil Cgil di Catania riguardo alle condizioni di lavoro presso il magazzino etneo della multinazionale.

“Nella regione – prosegue il comunicato – è operativo un secondo centro di smistamento a Palermo, portando il totale dei posti di lavoro a tempo indeterminato creati in Sicilia a 440 in meno di quattro anni. Nei nostri centri di smistamento, la pianificazione dei turni rispetta le disposizioni del ccnl Trasporti e Logistica e le normative sulla sicurezza, ed è determinata dalle esigenze specifiche della catena di approvvigionamento, garantendo al contempo un servizio all’altezza delle aspettative dei nostri clienti.”

Calabria

Reggio Calabria | Rubavano oggetti nelle auto, due arresti


I Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria hanno eseguito un’ordinanza cautelare, una delle quali con riguardo alla custodia in carcere e l’altra ai domiciliari, nei confronti di due individui residenti nel quartiere di Arghillà, con età compresa tra i 32 e i 42 anni. Sono accusati di vari reati, tra cui tentato furto aggravato di autovettura, furto aggravato su autovettura e indebito utilizzo di strumenti di pagamento non in contanti, avvenuti nei comuni di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Rosarno. Questa azione è stata scaturita da numerose denunce presentate dalle vittime presso varie Stazioni Carabinieri e uffici di Polizia tra giugno e novembre 2023. Le indagini, condotte sotto la supervisione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria guidata dal Dott. Giovanni Bombardieri, hanno permesso di interrompere una serie di crimini contro il patrimonio commessi ai danni di cittadini indifesi.

Le investigazioni hanno rivelato il metodo consolidato utilizzato dai criminali, che consisteva nell’individuare veicoli come obiettivi. Se il proprietario non era presente, i malviventi rompevano un finestrino dell’auto per rubare gli effetti personali all’interno; se il proprietario era presente ma distratto, rubavano rapidamente borse, zaini o portafogli lasciati temporaneamente sui sedili. Se la refurtiva includeva carte di pagamento, i due si recavano in banca per prelevare denaro in modo fraudolento, aumentando il danno subito dalle vittime. In alcuni casi, hanno tentato di rubare le auto coinvolte, manipolando l’accensione e sostituendo le centraline. Un episodio coinvolgeva anche Gallico Marina, già colpita da crimini simili, segnalati alla Stazione locale. Questa azione investigativa dimostra l’impegno dei Carabinieri nella lotta contro i crimini patrimoniali, rispondendo alle esigenze delle vittime e migliorando la sicurezza percepita nella città. Essendo in fase di indagini preliminari, rimangono da definire le decisioni successive nel processo.

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Cronaca

Catania | Si sposta in un’altra zona e le occupano casa per coltivare marijuana


Una donna di 47 anni, residente a Catania e proprietaria di un appartamento all’ultimo piano di un edificio a Picanello, aveva deciso di spostarsi in un’altra zona della città, lasciando la sua vecchia casa con porte e finestre chiuse mentre decideva se venderla o affittarla. Tuttavia, quando è tornata per prendere alcuni effetti personali, ha scoperto che tutti gli ambienti erano stati messi a soqquadro. Inizialmente ha pensato a un furto, ma ha notato che una stanza aveva la luce accesa, rendendola sospettosa. Essendo sicura di aver disdetto l’elettricità, è rimasta perplessa su come ciò fosse possibile. Inoltre, ha udito il latrato di un cane provenire dalla lavanderia, il che l’ha spaventata ulteriormente. Ha deciso quindi di chiamare il 112.

I carabinieri sono giunti sul posto e hanno cominciato a ispezionare tutte le stanze, scoprendo infine una serra per la coltivazione di marijuana nell’attico. La serra era equipaggiata con lampade alogene, aeratori, un condizionatore portatile e persino un fertilizzante specifico. Inoltre, in una stanza con un balcone e una veranda, erano posizionati numerosi vasi contenenti piante di marijuana, alcune delle quali alte quasi un metro. Accanto c’erano contenitori pieni di semi pronti per essere seminati, foglie già essiccate e 16 dosi pronte per la vendita.

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Cronaca

Palermo | Messina Denaro: La Procura ha depositato nuove prove a carico di Andrea Bonafede


La Procura di Palermo ha depositato ulteriori prove contro Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara accusato di aver prestato la propria identità a Matteo Messina Denaro e attualmente sotto processo per associazione mafiosa.

Il giudice per le udienze preliminari, inizialmente previsto per oggi, ha rinviato la sentenza al 20 maggio, riservandosi sulle prove presentate dalla pubblica accusa. Secondo l’accusa, guidata dal pm Piero Padova, Bonafede sarebbe stato a disposizione del capomafia già prima del suo arresto avvenuto nel gennaio 2023.

Dalle indagini condotte dagli inquirenti è emerso che Bonafede aveva rapporti con il capomafia sin dai tempi precedenti al suo arresto. La Procura, investigando su un altro presunto prestanome di Messina Denaro, l’architetto Massimo Gentile, che avrebbe ceduto la sua identità al boss per acquistare un’auto nel 2014, ha scoperto che nel 2017 il veicolo è stato intestato alla madre di Bonafede. Questo fatto suggerisce che i legami tra il geometra e il padrino erano già consolidati in quel periodo.

Inoltre, è emerso che la prima casa di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha vissuto è stata affittata a nome di Andrea Bonafede nel 2007. La ex convivente dell’imputato ha dichiarato agli investigatori che il geometra non ha mai vissuto nell’appartamento, nonostante pagasse l’affitto. Questa circostanza, secondo gli inquirenti, suggerisce che in realtà fosse il boss a risiedere nell’immobile, come testimoniato anche dalla presenza di Messina Denaro nei pressi della casa, osservata da testimoni cinque anni prima della sua cattura.

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