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Rende | Il Racket delle estorsioni paralizza le imprese

Il fenomeno del “pizzo” è una realtà tangibile, una sorta di bolletta che negozianti e imprenditori si vedono costretti a pagare, spesso a rate fisse, ai vari esattori della rete criminale che domina, impoverisce e terrorizza non solo l’economia locale, ma, come dimostrano le numerose inchieste della DDA di Catanzaro, l’intera provincia. Si tratta di una tassa imposta dall’illegalità, ebbene pagata da tutti, anche da coloro che, anche se in pochi, preferirebbero chiudere per sempre piuttosto che sottomettersi.

Le indagini “Reset” e “Recovery” hanno gettato luce, nel giro di un anno, sui meccanismi di questa oscura pratica, mettendo in risalto, al di là dell’innocenza presumibile degli indagati fino alla conferma definitiva delle accuse, i lati oscuri e le molte zone d’ombra della società e soprattutto dell’economia cosentina. Le ordinanze emesse in seguito a queste indagini narrano, con ricchezza di dettagli, gli scenari nei quali agiscono gli uomini del racket, delineando un copione sinistro di intimidazioni e minacce, che non esitano a trasformarsi in azioni violente, come l’uso del fuoco e dei proiettili, per piegare i “cattivi pagatori”.

Il fenomeno non è un tabù segreto, ma una realtà evidente che emerge anche dall’indagine condotta dalla Confcommercio, la quale rivela che circa il 25% delle imprese cosentine (contro poco più del 24% della media nazionale) vive nell’ombra del racket delle estorsioni, oltre che dell’usura. Quest’ultima, spesso, agisce in perfetta sinergia con il “pizzo”. Questo dato non solo conferma la diffusa paura tra gli imprenditori, ma anche il silenzio e la mancanza di denunce, alimentando così il perpetuarsi di un sistema criminale che continua a prosperare nell’oscurità.

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Verona | Riconosciuto diritto a detenuto di scontare pena vicino alla famiglia

Il magistrato di sorveglianza di Verona ha accettato la richiesta presentata dal difensore di un detenuto calabrese, il quale ha chiesto di poter scontare la pena nella sua regione al fine di essere più vicino alla sua famiglia. Il detenuto, di 43 anni, attualmente si trova nel carcere di Vicenza, dove sta espiando una condanna definitiva per traffico di sostanze stupefacenti, ed è anche imputato in un altro processo a Milano sempre per lo stesso reato.

Il suo avvocato, Adele Manno del Foro di Catanzaro, si è rivolto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria chiedendo il trasferimento in Calabria, sottolineando che la detenzione in Veneto gli impediva di mantenere i legami familiari, con gravi conseguenze per i suoi figli minori, i quali erano privati del contatto con il padre.

Anche il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, ha sollecitato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ad applicare la normativa prevista in questi casi.

L’avvocato Manno, nel reclamo presentato al magistrato di sorveglianza, ha evidenziato la violazione del diritto del detenuto di avere regolari contatti con la sua famiglia, con gravi conseguenze per i figli ancora giovani. Questo contrasta con le norme dell’ordinamento penitenziario, i protocolli stabiliti tra il Ministero della Giustizia e l’Autorità Nazionale Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nonché con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che garantisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

Il magistrato di sorveglianza ha accolto la richiesta del difensore del detenuto di 43 anni, riconoscendo il diritto del detenuto di essere collocato in un carcere vicino alla residenza della sua famiglia.

L’avvocato Manno ha dichiarato all’ANSA che, in presenza di diritti umani, non si può recedere di un millimetro e che è dovere coltivare ogni questione giuridica che porti al loro rispetto. Ha espresso l’auspicio che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dia immediata attuazione all’ordinanza del magistrato di sorveglianza.

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Attualità

Catanzaro | Abramo CC: ufficializzato il deposito di un’offerta vincolante di acquisto per un ramo dell’azienda

L’Azienda Abramo CC ha richiesto un incontro urgente da remoto con le Segreterie nazionali. Durante la riunione è stata confermata l’ufficializzazione del deposito di un’offerta vincolante per l’acquisto di una parte dell’azienda.

L’acquirente è stato valutato come affidabile e le trattative con i Commissari sono ancora in corso per definire con precisione il settore che sarà oggetto dell’acquisto. La cessione avverrà secondo l’articolo 2112 del Codice Civile e verrà discussa con le Organizzazioni Sindacali in sede Ministeriale.

Ulteriori dettagli saranno forniti durante le assemblee pianificate presso le tre sedi in Calabria, e decideremo le posizioni da assumere al Ministero al fine di estendere il perimetro dell’acquisto il più possibile e garantire la tutela dell’intero gruppo di lavoratori.

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