Sport
Addio a Giovanni Galeone, l’allenatore anticonformista del 4-3-3
Giovanni Galeone, figura iconica del calcio italiano, è morto a 84 anni a Udine lasciando un vuoto profondo nel mondo sportivo. La sua frase, spesso citata tra leggenda e realtà, in cui ammetteva grande talento nel “insegnare il calcio, la tecnica e tutto ciò che ne deriva” e minore capacità di rapportarsi con il mondo esterno, descrive perfettamente il profilo di un allenatore fuori dagli schemi. Galeone è stato protagonista nell’Italia degli anni ’80 e ’90, periodo in cui riuscì a rompere le barriere del calcio provinciale e a entrare nell’immaginario collettivo grazie alla sua personalità anticonformista e al suo gioco offensivo. Nel calcio di Diego Armando Maradona, Michel Platini, dell’Inter tedesca e del Milan di Marco Van Basten, Galeone allenava lontano dai riflettori, ma attirava su di sé l’attenzione nazionale con un modo di vivere lo sport assolutamente rivoluzionario.
Galeone fu considerato da Maradona uno dei migliori tecnici in Italia e avrebbe voluto portarlo con sé al Napoli. L’allenatore era noto per l’immagine in panchina con la sigaretta fumata nervosamente e per abitudini che oggi sembrerebbero impensabili, come champagne e pizzette a fine allenamento. Celebre fu anche la sua denuncia pubblica delle pressioni ricevute, da calciatore, per assumere farmaci. Il suo spirito libero segnò profondamente i giocatori che allenò. Massimiliano Allegri, suo allievo più celebre, ha riconosciuto più volte quanto Galeone sia stato fondamentale per la sua formazione, andandolo a trovare anche recentemente in ospedale. A lui devono molto anche Gian Piero Gasperini, Marco Giampaolo e Gennaro Gattuso, lanciato proprio da Galeone a Perugia.
Nato a Napoli il 25 gennaio 1941, cresciuto a Trieste, Galeone viaggiò per tutta Italia, guadagnandosi il soprannome di “marinaio”. Da giocatore vestì, tra le altre, le maglie di Udinese, Arezzo, Avellino ed Entella. Negli anni ’70 iniziò la carriera in panchina con Pordenone, poi Spal, Como e Ancona, ma la sua storia è legata soprattutto a Napoli, Perugia, Udinese e Pescara. Fu protagonista di quattro promozioni in Serie A, due con il Pescara, una con l’Udinese e una con il Perugia. A Pescara veniva chiamato “il Profeta” e proponeva sempre il suo modulo preferito, il 4-3-3, un dogma offensivo che puntava a segnare un gol in più degli avversari. Ritiratosi nel 2013, rimane celebre anche per la sua ironia, come quando rispose al presidente Luciano Gaucci sull’argomento sesso prima delle partite affermando di non essere mai stato in grado “di organizzare il proprio”.
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