Attualità
Pippo Baudo, quando la Mafia attentò al simbolo della tv italiana

“La notizia della morte di Pippo Baudo ha riportato alla memoria un episodio che molti avevano relegato nel fondo della coscienza collettiva: l’attentato alla sua villa, fatta saltare in aria negli anni Ottanta. Non fu soltanto un atto criminale, ma un gesto simbolico: la mafia aveva compreso che colpire un volto amato e familiare come quello del conduttore significava intaccare la fiducia stessa di un Paese. Perché la mafia non si limita a uccidere o minacciare: sa che il vero potere si esercita attraverso i simboli”. Così Angelo Argento, presidente di Cultura Italiae. “L’attentato a Baudo, volto rassicurante della tv italiana, era un avvertimento al mondo dello spettacolo e al pubblico che vi si specchiava: nessuno è al riparo, neppure chi incarna la leggerezza e la normalità”, sottolinea Argento.
Il presidente di Cultura Italiae ricorda anche altre due episodi contro personaggi dello spettacolo: l’autobomba contro Costanzo e il caso Tortora: “In tutti e tre i casi il messaggio mafioso era identico: la vulnerabilità non ha confini. Non importa quanto sei famoso, amato, rispettato. La mafia può distruggere la tua casa, attentare alla tua vita, infangare il tuo nome. È una strategia del terrore che va oltre il sangue: mira a colonizzare le coscienze, a insinuare sfiducia nello Stato e nelle istituzioni, a contaminare la cultura popolare. Oggi, di fronte alla scomparsa di Baudo, questa lezione torna attuale. La mafia aveva capito prima di molti altri che il consenso non si conquista solo con i proiettili e con i soldi, ma con la gestione dei simboli. E proprio per questo la risposta non può limitarsi alle manette o ai processi. Serve una battaglia culturale che protegga e rilanci quei simboli positivi: la memoria delle vittime, la dignità di chi è stato ingiustamente colpito, la forza di chi ha resistito. La mafia colpisce i simboli per piegare le coscienze. La società civile deve fare l’opposto: trasformare quei simboli in bandiere di resistenza e di libertà. È l’unico modo per ricordare che la cultura, la verità e la giustizia restano più forti di ogni intimidazione”, conclude Argento.
– foto IPA Agency –
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