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Cronaca

Verona | Leonardo non risponde al telefono: il papà lo geolocalizza e lo trova morto

Leonardo Lorini, un giovane veronese di 23 anni che stava per laurearsi in relazioni internazionali presso l’Università di Padova, ha perso la vita in un tragico incidente stradale avvenuto martedì 16 aprile, intorno alle 19:30, nella circonvallazione Oriani a Verona. Per cause ancora in fase di accertamento, ha perso il controllo della sua moto Honda, urtando il marciapiede a sinistra della carreggiata e finendo per schiantarsi contro uno degli alberi, uno dei platani che delimitano il viale.

Il personale del 118 è intervenuto rapidamente sul luogo dell’incidente con ambulanza e automedica, cercando di rianimare il giovane motociclista, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani. Leonardo Lorini è deceduto sul posto a causa dell’impatto. È stato un tragico incidente, senza coinvolgimento di altri veicoli, che non ha lasciato scampo al giovane.

Leonardo stava tornando a casa dal Vinitaly, dove aveva svolto un lavoro. Suo padre, non riuscendo a contattarlo telefonicamente, ha utilizzato la geolocalizzazione di Google per trovarlo, raggiungendolo in bicicletta dopo l’incidente e trovandolo senza vita lungo il margine della strada. “In famiglia utilizziamo la localizzazione di Google. È una comodità, una sicurezza”, racconta il genitore a L’Arena di Verona. “Leonardo sapeva che non l’avremmo mai utilizzata per controllarlo. L’altra sera sarebbe dovuto tornare per cena, ma il segnale che indicava la sua posizione si è improvvisamente bloccato. Lo abbiamo chiamato, ma il telefono è rimasto silenzioso”.

Nell’incidente non sono stati coinvolti altri veicoli, e la circonvallazione è stata temporaneamente chiusa al traffico per consentire ai soccorritori di effettuare i rilievi necessari per la ricostruzione della dinamica dell’incidente.

Cronaca

Algeria | Ritrovato 27 anni dopo il suo rapimento: prigioniero del vicino

La storia di Omar Bin Omran (o Imran) è un incredibile racconto di sopravvivenza che ha commosso l’Algeria e il mondo intero. Rapito all’età di soli 17 anni. La speranza di rivederlo vivo era ormai svanita, eppure, dopo 27 anni, Omar è stato finalmente ritrovato.

Il suo incubo si è svolto a pochi passi dalla sua casa, nascosto in una cella sotterranea sotto l’abitazione dei suoi vicini. Lì è stato trattenuto in prigionia per tutti quegli anni. La famiglia aveva creduto che fosse stato vittima della guerra civile che ha devastato l’Algeria negli anni ’90 e nei primi anni 2000, ma la realtà era molto più sinistra.

Il 12 maggio scorso, Omar è stato finalmente liberato e un uomo di 61 anni è stato arrestato con l’accusa di essere il suo rapitore. I filmati diffusi sui social media e sulle reti televisive algerine mostrano il momento del suo ritrovamento, immerso in una buca sotterranea, in condizioni di shock e confusione.

Secondo le notizie riportate dal quotidiano algerino El Khabar, è stato il cane della famiglia a individuarlo, seguendo il suo odore. Tuttavia, si dice che il rapitore abbia avvelenato il cane per tenere nascosta la sua prigionia. La madre di Omar, purtroppo, è scomparsa nel 2013 senza aver avuto la possibilità di riabbracciare il figlio perduto.

Questa incredibile vicenda, con un lieto fine ma con un passato di terrore e sofferenza, ha scosso profondamente l’Algeria e ha portato alla luce un’oscurità che nessuno avrebbe mai immaginato sotto quei tranquilli vicoli.

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Cronaca

Collezionisti condannati a un anno per aver modificato un Ferrari

Hanno assemblato la carrozzeria di una Ferrari meno esclusiva sul telaio di una prestigiosa Testa Rossa, la 250 Gt Berlilnetta passo corto, e tramite una serie di pratiche “validate” hanno ottenuto un certificato di rilevanza storica dall’Automotoclub Storico Italiano (ASI). Più che una Ferrari, era una sorta di imbroglio che, venduta come una 250 Gt, avrebbe potuto fruttare milioni di euro.

Ma non sono stati incriminati per questo stratagemma due collezionisti di auto d’epoca, bensì per il reato di falsificazione di documenti, danneggiando così la pubblica fiducia. In altre parole, per aver alterato i documenti.

Un ex pilota amatoriale belga di 42 anni e il suo collaboratore italiano sono stati condannati questa mattina, giovedì 16 maggio, davanti alla giudice Maria Chiara Lombardo, a un anno di reclusione con sospensione della pena e senza registrazione nel casellario giudiziale.

L’indagine è partita da un’operazione del nucleo di polizia economico-finanziaria di Ferrara. I finanzieri hanno notato che il certificato della presunta 250 Gt si basava su informazioni false: il telaio recava l’iscrizione “Ferrari GT”, ma le foto inviate al club di Torino mostravano una carrozzeria di un modello molto meno costoso, valutato intorno ai 400 mila euro, rispetto ai 20 milioni della berlinetta prodotta tra il 1960 e il 1963.

Durante un controllo fiscale di routine in Liguria, i finanzieri hanno scoperto l’inganno notando una discrepanza tra il numero di telaio nei database e l’auto fotografata. Di conseguenza, il club ha revocato il certificato, e oggi il giudice ha ordinato la sua cancellazione definitiva.

Il procuratore Alessandro Aghemo ha accusato i due imputati di tre falsificazioni: la prima per ingannare il funzionario dell’ASI, e le altre due per ingannare i funzionari della Motorizzazione di Imperia. Per questo, aveva richiesto una condanna a un anno e mezzo di reclusione.

Gli avvocati della difesa, Stefano Massè e Filippo Disanto, hanno sostenuto che si trattasse di un malinteso: l’indagato avrebbe acquistato il telaio della Ferrari più costosa con l’iscrizione “250 GT” in francese e poi avrebbe montato la scocca del modello meno costoso, la 330, come era prassi comune tra i ricchi degli anni Sessanta.

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Cronaca

Milano | fermato dalla polizia con in mano un machete: arrestato

Mercoledì pomeriggio a Milano è avvenuto un arresto dopo che un uomo di 57 anni, originario dello Sri Lanka, regolare in Italia e privo di precedenti penali, ha tentato di compiere due rapine in una macelleria e in un mini market situati in via Menabrea.

Armato di un grosso machete con una lama lunga 32 centimetri, l’uomo è entrato in entrambi i negozi minacciando di consegnare il denaro presente in cassa. Tuttavia, entrambi i tentativi sono falliti.

Il rapinatore è stato notato da un passante mentre si aggirava per la strada con il machete in mano. Alla vista degli agenti, ha immediatamente deposto l’arma e si è arreso, conducendo così al suo arresto.

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