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Cronaca

Palermo | Piazza di spaccio allo Sperone: i pusher avevano i turni e la contabilità

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La Procura ha definito la vasta rete di spaccio smantellata stamattina dalla squadra mobile come “due diversi rami d’azienda di un’unica impresa” con lo stesso mercato (la piazza dello Sperone), lo stesso personale, gli stessi depositi e, soprattutto, “con lo stesso garante e distributore, cioè le famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio”. L’operazione è stata facilitata da due agenti infiltrati che hanno acquistato ben sette partite di cocaina. La rete era dedita sia allo spaccio di “fumo” che di cocaina, anche se il canale di approvvigionamento della cocaina non è stato scoperto. Questa “azienda” moderna ha abbandonato i vecchi libri contabili a favore dei messaggi WhatsApp per la gestione della contabilità. I pusher lavoravano su tre turni (8-12, 12-20, 20-2), guadagnando tra i 40 e i 50 euro al giorno, e alcuni riuscivano a vendere anche 20 dosi di fumo in un’ora. Tuttavia, chi infrangeva le regole veniva punito con violenti pestaggi.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Francesca Mazzocco, ha portato all’arresto di 26 persone, tra cui Alessio Salvo Caruso, responsabile del rifornimento di hashish per il mandamento di Brancaccio. Durante una perquisizione, in casa sua sono stati trovati 55 mila euro in contanti. I pm contestano l’aggravante del metodo mafioso, accusa condivisa dal gip Lirio Conti. Le indagini si sono concentrate tra viale Di Vittorio e Passaggio Trimarchi, tra novembre 2021 e giugno 2023. A capo delle due bande c’erano Pietro Argeri e Gaetano Ingrassia per il “ramo d’azienda” del fumo, e Nicola Argeri (padre di Pietro) con Francesco Messina per quello della cocaina.

Le intercettazioni hanno rivelato il successo del business della droga: ad esempio, Samuele Argeri ha venduto 6 dosi di hashish in meno di un’ora l’11 febbraio 2022, e altre 22 dosi il primo aprile dello stesso anno. Salvatore Zora e Girolamo Tarantino sono stati altrettanto prolifici. Le bande gestivano anche quantitativi maggiori di droga, con transazioni per svariati chili.

La violenza era un tratto distintivo: Paolo Chiovaro è finito in ospedale due volte nel 2022, ufficialmente per incidenti stradali, ma in realtà per punizioni inflitte da membri della banda. L’uso di WhatsApp era pervasivo, con messaggi che documentavano dettagli della contabilità e l’organizzazione del lavoro dei pusher. I poliziotti infiltrati hanno acquistato cocaina in diverse occasioni, contribuendo a confermare il coinvolgimento della criminalità organizzata nel traffico di droga.

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