Cronaca
Strage di Corinaldo, ex imputato evaso scatenano rabbia e proteste: «Perché non era scortato?»

Una nuova ferita si è aperta nella vicenda della tragica strage della discoteca “Lanterna Azzurra” a Corinaldo, avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, quando persero la vita cinque adolescenti e una mamma, colpiti dalla calca causata da una fuga scatenata da uno spray urticante. Nella serata di ieri uno dei sei imputati condannati per omicidio preterintenzionale (pane tra 10 e 12 anni) è riuscito a evadere dal centro di detenzione in attesa del processo d’appello, lasciando increduli famiglie e autorità.
«Perché non era scortato?» – la rabbia dei parenti
La notizia dell’evasione ha suscitato una protesta immediata e rabbiosa da parte dei parenti delle vittime:
- Fazio Fabini, papà di Emma, e Francesco Vitali, fratello di Benedetta, entrambe decedute nella strage, hanno accusato lo Stato di aver compiuto “uno sbaglio gravissimo”.“Ancora non riesco a credere che l’uomo che respirava la stessa aria di polvere che ha ucciso mia figlia fosse libero di muoversi” ha dichiarato Vitali con rabbia.
- I fratelli delle vittime si chiedono: “Perché non era scortato? Perché non c’era un piano di controllo adeguato quando si trattava di un condannato per una strage che ha scosso l’intera Nazione?”, domande che nessuno ha ancora saputo rispondere.
Il percorso giudiziario e la fuga
Il condannato evaso faceva ancora parte del gruppo che ha ricevuto la pena in primo grado. Il processo d’appello è attualmente in corso. Pur non essendo ancora passata in giudicato la condanna, le famiglie criticano il rischio eclatante che un imputato per un caso tanto grave potesse trovarsi senza misure di sicurezza adeguate .
Reazioni istituzionali
Le forze dell’ordine hanno lanciato immediatamente l’allerta: l’evaso è tra i sei giovani modenesi condannati con rito abbreviato nel 2020 a pene dai 10 ai 12 anni . La Direzione di sorveglianza penitenziaria è ora al centro delle polemiche, accusata di non aver predisposto la scorta obbligatoria o di non aver preventivamente segnalato il rischio di fuga.
Familiari: «Questa è un’altra ingiustizia»
I parenti delle vittime esprimono una rabbia impressionante:
- Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, scomparsa nella folla, dichiara che questa fuga rappresenta “un’altra ingiustizia”, l’ennesima ferita aperta per chi ha già perso tutto.
- Il comitato dei genitori continua a organizzare iniziative di memoria e chiede ancora una volta chiarimenti senza risposta dallo Stato.
Riepilogo della situazione
Fase | Dettagli |
---|---|
Condanna iniziale | 10–12 anni ai sei giovani modenesi (2020) |
Appello | In corso, pendenze processuali |
Evasione | Uno degli imputati è uscito dal carcere senza scorta |
Reazioni | Rabbia dei familiari: «Perché non era scortato?» |
Conseguenze | Indagini penitenziarie e inchiesta interna per omissione di sorveglianza |
L’evasione del condannato riporta all’attenzione nazionale il tema della sicurezza dei detenuti per reati gravi, soprattutto in attesa di appello. Le famiglie delle vittime, già duramente colpite dalla tragedia, ora chiedono risposte sul perché non sia stato garantito un minimo di tutela – nemmeno minima – di uno degli imputati. La loro richiesta di verità e giustizia resta ferma, insieme al desiderio che altri passaggi processuali non vengano segnati da ulteriori negligenze.
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