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Cronaca

Criminalità cinese in Italia: Scoperte banche abusive, riciclaggio e un codice del silenzio


È stata un’operazione di ampio respiro e coordinamento quella condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalle forze dell’ordine italiane, che ha portato all’arresto di 13 persone e alla denuncia di altre 31 legate a gruppi criminali cinesi radicati in varie città italiane, in particolare tra Prato, Roma, Milano e Napoli.

Secondo gli inquirenti, si tratta di una rete strutturata e ramificata, attiva soprattutto nel riciclaggio di denaro tramite banche abusive, ma anche implicata in episodi di estorsione, usura, minacce e violenze tra fazioni rivali.


Banche abusive e flussi milionari

Al centro dell’indagine ci sono sistemi paralleli di trasferimento e gestione del denaro – vere e proprie banche sotterranee – utilizzate per riciclare profitti derivanti da attività illecite (come gioco d’azzardo, prostituzione e lavoro nero), e inviarli illegalmente in Cina o verso altri Paesi asiatici.

Le “banche” operavano in modo molto sofisticato, spesso mimetizzate all’interno di attività commerciali apparentemente lecite, come negozi di telefonia, sale giochi, o piccole imprese. I flussi di denaro monitorati ammonterebbero a decine di milioni di euro, movimentati con metodi illeciti (hawala, bonifici fra prestanome, criptovalute).


Faide interne e codice del silenzio

Le indagini hanno anche rivelato violente lotte intestine tra clan cinesi in Italia, in particolare per il controllo delle rotte del denaro e delle attività illegali nel Centro-Nord. Gli investigatori parlano di una “guerra fredda tra famiglie”, fatta di agguati, pestaggi e intimidazioni, ma coperta da un forte codice dell’omertà che ha reso complessa l’azione investigativa.

La “regola del silenzio”, simile a quella delle mafie italiane, ha ostacolato per mesi l’identificazione dei responsabili, ma la paziente attività investigativa – anche grazie a intercettazioni e a infiltrazioni – ha consentito di delineare la struttura e i rapporti tra le fazioni.


Le città coinvolte

Le forze dell’ordine hanno eseguito perquisizioni e arresti simultanei in più regioni italiane:

  • Prato, fulcro operativo delle attività finanziarie illecite;
  • Milano, dove sono emerse connessioni con il settore della moda e del commercio all’ingrosso;
  • Roma, base logistica per gli spostamenti di denaro e incontri tra clan;
  • Napoli, coinvolta in traffici con la criminalità organizzata locale.

L’operazione ha incluso anche il sequestro di conti correnti, immobili e beni per un valore stimato superiore ai 10 milioni di euro.


Reati contestati

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di:

  • Associazione a delinquere di stampo mafioso;
  • Riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori;
  • Esercizio abusivo dell’attività finanziaria;
  • Estorsione e lesioni;
  • Violazioni delle norme sull’immigrazione e sul lavoro.

Un sistema criminale invisibile

L’inchiesta ha messo in luce un mondo sommerso e difficilmente penetrabile, in cui la criminalità cinese opera in modo silenzioso ma capillare, sfruttando la coesione comunitaria, l’omertà e l’uso di canali finanziari informali.

Secondo la Direzione Antimafia, queste strutture non devono essere sottovalutate: pur non esibendo potere militare come le mafie tradizionali, sono in grado di inquinare l’economia legale, spostare enormi somme di denaro e intimidire attraverso il controllo sociale e la minaccia di violenza.


Le indagini proseguono

La Procura ha annunciato che l’inchiesta è ancora in corso: si cercano collegamenti internazionali, alleanze con gruppi asiatici operanti in Spagna, Francia e Germania, e connessioni con ambienti dell’evasione fiscale in Italia.

Il procuratore capo ha dichiarato:

“Queste organizzazioni rappresentano una forma evoluta di criminalità transnazionale, silenziosa ma estremamente pericolosa. L’operazione di oggi è solo un passo verso lo smantellamento di una rete molto più ampia.”

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