Storie
Il Rinascimento e l’uso della belladonna per l’estetica degli occhi
Nel cuore del Rinascimento italiano, un periodo in cui l’arte, la cultura e l’estetica erano al centro della vita sociale, un fenomeno curiosamente legato alla bellezza degli occhi si diffuse tra le donne nobili. Parliamo dell’uso della Belladonna, una pianta velenosa, che veniva utilizzata sotto forma di gocce per gli occhi per ottenere uno sguardo più luminoso e seducente. Un uso pericoloso, che non solo metteva in evidenza la bellezza, ma evidenziava anche la pericolosità di alcuni rimedi naturali in un’epoca in cui la medicina non era ancora quella che conosciamo oggi.
La Belladonna (Atropa belladonna), appartenente alla famiglia delle Solanacee, prende il suo nome dalle Moire della mitologia greca e ha una lunga storia di utilizzi che vanno dalla medicina popolare ai veleni. La pianta è diffusa in tutta Europa, nel Medio Oriente e in Nord Africa, ma cresce particolarmente rigogliosa nelle isole italiane. È proprio nelle città più influenti del Rinascimento che le dame iniziarono a usare questa sostanza per un effetto estetico che mirava a ingrandire le pupille e a donare un aspetto più brillante agli occhi.
L’utilizzo delle gocce di Belladonna era in realtà un mezzo per ottenere una dilatazione della pupilla, nota come midriasi, che dava l’illusione di uno sguardo più grande e intenso. L’effetto era ottenuto paralizzando il muscolo sfintere dell’iride, un’azione che, sebbene apparisse affascinante, non era priva di rischi. La dilatazione della pupilla, infatti, dava agli occhi un aspetto più lucido, quasi malato, che veniva associato alla bellezza ideale del tempo, simbolo di eleganza e seduzione.
La Belladonna, pur essendo estremamente pericolosa, veniva così adottata dalle donne per seguire i dettami estetici del periodo, che privilegiavano uno sguardo ampio, brillante e misterioso. L’uso di questa sostanza continuò anche nei decenni successivi, rimanendo in voga fino all’età edoardiana (1901-1910), periodo in cui la bellezza degli occhi grandi, aperti e seducenti era ancora considerata un ideale irraggiungibile, da emulare a qualunque costo.
Tuttavia, nonostante il suo impiego in cosmesi, la Belladonna rimaneva una sostanza estremamente pericolosa, tanto che le donne che la utilizzavano non erano sempre consapevoli delle conseguenze a lungo termine. L’assunzione accidentale o in dosi sbagliate poteva causare gravi danni alla vista o addirittura la morte. Eppure, questo uso non fu solo un capriccio estetico, ma un simbolo di status sociale, di raffinatezza e di mistero, che oggi può sembrare un paradosso quando pensiamo al pericolo insito nell’utilizzo di una pianta velenosa.
Oggi la Belladonna è ancora utilizzata in medicina, ma in forme molto più sicure e controllate, per trattamenti specifici, come antidoti per alcune intossicazioni e in farmaci per disturbi oculari. La sua lunga storia, dal Rinascimento fino ai giorni nostri, testimonia l’affascinante connubio tra scienza, medicina e bellezza, ma anche la crescente consapevolezza dei rischi legati a certe pratiche.
In definitiva, l’uso della Belladonna per scopi estetici durante il Rinascimento ci ricorda come la ricerca della bellezza abbia attraversato epoche, ma anche come le pratiche cosmetiche possano essere pericolose se non accompagnate dalla giusta conoscenza scientifica.
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