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Campania

Napoli | Castello delle cerimonie, indagato il fratello del boss

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Anche il prestigioso Grand Hotel ‘La Sonrisa’ di Sant’Antonio Abate, conosciuto come ‘Il castello delle cerimonie’, è stato preso di mira dal nuovo clan del rione Moscarella di Castellammare di Stabia, che è stato decapitato e ridotto di dimensioni dalle azioni della polizia e della Dda di Napoli, che ha emesso undici misure cautelari.

Il nome dell’imponente struttura ricettiva, famosa per le sontuose cerimonie e confiscata lo scorso febbraio, si distingue tra gli esercizi commerciali coinvolti dalle attività criminali del gruppo: ai presunti affiliati, già coinvolti in altre indagini, viene contestata per la prima volta l’associazione mafiosa.

Oltre a questo reato, sono state contestate varie altre accuse, tra cui lo spaccio di stupefacenti, il possesso di armi e l’estorsione. L’operazione ha colpito il clan guidato dalla famiglia Onorato, riducendone le fila: undici le misure cautelari emesse dal gip di Napoli, coinvolgendo anche diversi membri della famiglia Onorato, tra cui l’aspirante capo Michele, che impartiva ordini dal carcere di Frosinone. In carcere sono finiti anche due dei suoi figli, sua moglie (responsabile della cassa del clan) e i suoi luogotenenti. Il clan ha richiesto un pagamento di cinquemila euro al ‘Castello delle cerimonie’, e dalle indagini emerge il coinvolgimento di Sabato Polese, 75 anni, fratello del defunto Antonio, patron della Sonrisa, che ha rivelato informazioni riservate al clan.

Il video sorveglia uno degli esattori mentre riscuoteva il pizzo. Sabato Polese è accusato di favoreggiamento aggravato per aver informato il clan dell’inchiesta in corso e ha ricevuto un ordine di presentazione alla polizia giudiziaria. Il clan di Castellammare ha preso di mira diverse vittime, estendendo la propria influenza anche ad altri comuni limitrofi, come Pompei. Oltre all’episodio della Sonrisa, sono state scoperte altre estorsioni, con richieste che andavano da 1.500 a ben 12.000 euro, senza escludere minacce e intimidazioni verso chi si rifiutava di pagare. Un ristoratore, che aveva fatto notare di già pagare un tributo al clan Cesarano, è stato minacciato, ma ha pagato regolarmente il pizzo a fine settembre: 1.500 euro, una parte diretta alla moglie di Michele Onorato.

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