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Politica | Il carcere per i giornalisti divide la maggioranza

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La questione del carcere per i giornalisti ha diviso la maggioranza politica.

Fratelli d’Italia, con il relatore Gianni Berrino, ha cercato di introdurre al Senato il carcere fino a 4 anni e mezzo e sanzioni pecuniarie fino a 120.000 euro per i giornalisti, presentando 15 emendamenti al testo sulla diffamazione.

Tuttavia, sia la presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno (Lega), che il capogruppo di Forza Italia in Commissione, Pierantonio Zanettin, si sono immediatamente dissociati dalle proposte di Berrino. Entrambi concordano sull’importanza di rafforzare l’istituto della rettifica e garantire la correttezza dell’informazione, ma si oppongono fermamente all’idea del carcere per i giornalisti.

Anche il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, si è schierato contro la detenzione per i cronisti (“Un deciso no”). Dei cinque progetti di legge presentati a Palazzo Madama sulla questione, il relatore ha scelto come testo base quello del presidente della Commissione Affari Costituzionali, Alberto Balboni. Le proposte di modifica di Berrino hanno suscitato forte opposizione, incluso dai Dem, che le considerano “misure gravi contro la libertà di stampa”.

Berrino propone anche l’introduzione di una nuova norma contro le ‘fake news’, ma le sue proposte sono state fortemente criticate sia dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana che dall’Ordine dei giornalisti.

Alcuni membri della maggioranza vedono questa rigidità come una deviazione dalla posizione della Corte Costituzionale e dalla giurisprudenza della CEDU, che hanno già dichiarato illegittimo l’uso del carcere per i giornalisti.

Berrino difende le sue proposte sostenendo che nessuno ha il diritto di diffondere notizie false per danneggiare l’onore delle persone. Tuttavia, molte voci all’interno del Senato vedono queste proposte come una forma di intimidazione e una minaccia alla libertà di stampa.

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