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Cronaca

Omicidio Giulia Cecchettin: difesa di Turetta chiede una pena giusta, non vendicativa

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Nell’udienza del 26 novembre, l’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, ha sostenuto che l’ergastolo sarebbe una pena “ineducativa” per un giovane di 22 anni, argomentando che la condanna debba avere una funzione rieducativa, non vendicativa. Il caso riguarda l’omicidio della studentessa Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato l’11 novembre 2023, un crimine che, secondo la difesa, non è stato premeditato ma frutto di un’alterazione emotiva del giovane. La lista trovata con oggetti necessari all’omicidio (coltelli, nastro, mappe) non rappresenterebbe una prova di premeditazione, ma una “fantasia di agiti violenti”, sostiene l’avvocato, evidenziando l’incertezza nei comportamenti di Turetta.

Caruso ha descritto il rapporto tra i due come un “amore tossico”, in cui Turetta, descritto come un giovane timido e insicuro, sviluppò una “ossessione” per Giulia, segnando un comportamento petulante e insopportabile. Tuttavia, la difesa esclude l’aggravante di stalking, sostenendo che Giulia non temeva per la sua vita, come dimostrato dal fatto che non cambiò le sue abitudini e non ruppe la relazione per paura. Il difensore ha anche messo in evidenza che l’imputato ha agito “in preda all’emotività”, senza l’intenzione di uccidere, e che la sua ossessione per la ragazza era un’espressione di una “relazione malata”, non di un piano di morte.

La difesa ha chiesto di riconoscere le attenuanti generiche per Turetta e di escludere le aggravanti, suggerendo la possibilità di evitare l’ergastolo, sottolineando che per il giovane la vera punizione sarà trascorrere gran parte della sua vita in carcere. La sentenza è prevista per il 3 dicembre.

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