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Cronaca

Torino | Indagine lampo dei Carabinieri, Arrestato il presunto autore di 2 rapine

Nel giro di pochi minuti ha messo a segno due rapine nel quartiere Barriera Milano, un uomo di 26 anni è entrato in un esercizio commerciale e sotto la minaccia di un coltello da cucina, si è fatto consegnare la somma di 50 euro in contanti. Non contento del primo colpo, il presunto rapinatore, si è fermato in un altro negozio poco distante dal primo e sempre sotto la minaccia del coltello, una volta dentro, ha fatto il giro del bancone e ha prelevato il registratore di cassa ed è fuggito a piedi per le vie limitrofe.

Allertati dalla Centrale Operativa, i Carabinieri sono riusciti a recuperare abbandonati sull’asfalto, non lontano dagli esercizi commerciali rapinati, il registratore di cassa aperto e danneggiato, con ancora al suo interno parte di contante e il coltello utilizzato per commettere i reati. Grazie ad un indagine lampo, attraverso la visione delle telecamere di videosorveglianza e alla raccolta delle dichiarazioni delle vittime, i militari del Nucleo Operativo del Comando Compagnia di Torino Oltre Dora, sono riusciti ad individuare il soggetto, tra l’altro persona già nota alle forze dell’ordine, e a procedere al fermo di indiziato di delitto in quanto gravemente indiziato dei reati di “rapina aggravata e porto d’armi ”. Terminate le formalità di rito, il soggetto è stato accompagnato presso la casa circondariale “Lorusso e Cutugno” a disposizione dell’A.G. I provvedimenti a carico dei soggetti citati sono stati emessi durante le indagini preliminari e, pertanto, vige la presunzione di non colpevolezza.

Cronaca

Bari | Traffico internazionale di oloturie: 21 arresti

Nella mattinata odierna, le Fiamme Gialle aeronavali di Taranto hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Taranto su richiesta della Procura della Repubblica. L’operazione ha portato all’arresto di 21 persone, di cui 9 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, accusate di associazione per delinquere e disastro ambientale.

Le indagini, avviate nel 2021 e coordinate dalla Procura di Taranto, hanno permesso ai Finanzieri della Sezione Operativa Navale di Taranto di scoprire un’organizzazione attiva nelle province di Taranto, Bari e Brindisi. Questa organizzazione era dedita alla cattura e lavorazione delle oloturie, destinate all’esportazione, causando la progressiva scomparsa di queste specie dal litorale jonico.

Va sottolineato che, in base al principio di presunzione di innocenza, la responsabilità degli indagati sarà confermata solo con una sentenza irrevocabile di condanna.

Tra il 2022 e il 2023, a seguito delle indagini, i militari hanno sequestrato oltre cinque tonnellate di echinodermi pescati illegalmente nelle acque del litorale tarantino, due locali adibiti abusivamente allo stoccaggio e lavorazione delle oloturie, e arrestato un cittadino cinese di 50 anni che aveva realizzato un laboratorio non autorizzato per la lavorazione e l’esportazione di queste specie.

L’organizzazione utilizzava autotrasportatori stranieri per spedire il prodotto pescato vivo in Grecia e Turchia, e operatori ignari di aziende di logistica per le spedizioni nazionali ed estere del prodotto lavorato ed essiccato.

Questi echinodermi, conosciuti anche come “cetrioli di mare” (sea cucumbers), sono molto preziosi, soprattutto in Cina, dove il loro valore può raggiungere 700 euro al chilogrammo, con punte di 3.000 euro al chilogrammo.

Il giro d’affari milionario legato a questa attività illecita era stato scoperto già nel 2017 con l’operazione “Deserto Blu”, che ha portato al riconoscimento della pesca di frodo come delitto ambientale grazie all’applicazione dei cosiddetti “Ecoreati”, introdotti nel Codice Penale con la L. 68/2015.

Le Fiamme Gialle della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Taranto, in collaborazione con i militari dei Comandi Provinciali di Taranto e Brindisi, del Gruppo Aeronavale di Taranto, della Stazione Navale di Bari, della Sezione Operativa Navale di Brindisi e con l’ausilio di un elicottero della Sezione Aerea di Bari, hanno concluso un’importante operazione, infliggendo un duro colpo ai professionisti della pesca di frodo e ai cosiddetti “Green Crimes”.

Il costante presidio delle coste e delle acque regionali da parte del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, attivo 24 ore su 24, garantisce la prevenzione e il contrasto degli illeciti, salvaguardando le risorse ambientali, la salute pubblica e l’economia legale.

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Cronaca

Frosinone | Traffico illecito di rifiuti: 9 arresti, 4 società sequestrate per un profitto di 2.500.000 euro

La Polizia di Stato e il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma su richiesta della competente Procura – DDA. Questa ordinanza include 9 arresti domiciliari, il sequestro preventivo di 4 società e il sequestro preventivo di profitti illeciti pari a circa 2.500.000 euro.

Sono indagate 41 persone fisiche e 9 persone giuridiche, residenti in diverse regioni d’Italia, per reati quali associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, traffico illecito transfrontaliero di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, sostituzione di persona e trasferimento fraudolento di valori.

L’indagine, condotta dai poliziotti della squadra mobile e dal N.I.P.A.A.F. di Frosinone, è coordinata dalla DDA della Procura di Roma. Ha origine dal procedimento penale N° 2956/19 Mod. 21 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone, avviato a seguito del vasto incendio del 23 giugno 2019 in un impianto di rifiuti nell’area industriale di Frosinone. Gli accertamenti sulla gestione dei rifiuti hanno rivelato un’associazione consolidata finalizzata al traffico illecito di rifiuti, trasferita per competenza alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

L’indagine ha svelato una collaborazione stabile tra gli amministratori dell’impianto distrutto e varie società campane, che trasportavano ingenti quantità di rifiuti fuori dalla regione Campania, violando le normative vigenti. Il rifiuto veniva riclassificato per aggirare i divieti di smaltimento interregionale, permettendo profitti illeciti alle società coinvolte.

Nonostante il sequestro e l’incendio dell’impianto di Frosinone, l’organizzazione criminale ha continuato le sue attività in altri siti, tra cui un capannone ad Aviano (PN). Anche qui venivano stoccati abusivamente rifiuti, inclusi ospedalieri e organici, falsamente indicati come plastica e gomma, e smaltiti illegalmente anche all’estero.

Il 12 ottobre 2021, la Squadra Mobile ha eseguito perquisizioni e sequestri presso le aziende coinvolte, compreso l’impianto di Aviano, del valore di oltre 2.000.000 euro, saturo di circa 8500 tonnellate di rifiuti.

Infine, oggi, la Squadra Mobile e il N.I.P.A.A.F. hanno eseguito le misure cautelari emesse dall’Autorità Giudiziaria competente, arrestando 9 persone tra Lazio, Campania e Friuli, e sequestrando beni per un totale di circa 2.500.000 euro, riconoscendo il reato di traffico illecito di rifiuti aggravato.

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Cronaca

Cefalù (PA) | Indagato ex presidente Ars Micciché: auto blu per fini privati

L’ex presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, deputato regionale di Forza Italia, è indagato dai pm di Palermo per peculato, truffa e false attestazioni.

Oggi è stata notificata a Micciché la misura cautelare del divieto di dimora a Cefalù. Il parlamentare è accusato di aver utilizzato l’auto assegnatagli per svolgere le funzioni istituzionali per fini personali. Inoltre, i magistrati gli contestano di aver confermato le false missioni di servizio dichiarate da Maurizio Messina, dipendente dell’Ars e suo autista. Questa truffa avrebbe permesso a Messina di ottenere indennità non dovute per un totale di 10.736 euro.

Il gip ha scritto che Micciché avrebbe avuto “una gestione arbitraria e del tutto personalistica dell’autovettura”. Secondo il giudice, il deputato avrebbe utilizzato il suo autista, dipendente dell’Ars, “di volta in volta come conducente, corriere, portaordini e trasportatore”. “Rimanendo nella propria residenza di Cefalù (e dunque nemmeno salendo a bordo dell’autovettura), – spiega il giudice – Micciché disponeva che l’autista percorresse più volte il tragitto Palermo-Cefalù per accompagnare il suo factotum o consegnargli due teglie di pasta al forno per il suo compleanno; per accompagnare la moglie o consegnargli un dispenser di sapone; per recapitargli un bidone di benzina o consegnargli un cofanetto non specificato; per portare il gatto dal veterinario o recuperare il caricabatterie dell’iPad”.

“Nei 33 episodi considerati, è evidente – prosegue – come sia stata sviata la funzione istituzionale dell’automezzo, specie considerando che ogni viaggio comportava un impegno di almeno quattro ore, permettendo all’autista di ottenere una retribuzione supplementare per l’attività effettuata. Non c’è da stupirsi, allora, che l’autista stesso, specie dopo il clamore suscitato dall’arresto dello chef Di Ferro, si lamentasse dell’uso e abuso dell’auto blu, e riflettesse sulla necessità di parlare a Micciché dicendogli: ‘presidente, dobbiamo fare casa, chiesa e ufficio, non possiamo fare altro'”.

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