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Curiosità

Patatine al posto dell’ostia, stop allo spot Blasfemo

Uno spot pubblicitario della Amica Chips ha sollevato polemiche per essere stato giudicato blasfemo. La controversia è nata dopo che dei pacchetti di chips sono stati rimossi dal collegio “Rotondi” di Gorla Minore, in provincia di Varese, su decisione del rettore della scuola privata, don Andrea Cattaneo, in risposta a uno spot pubblicitario del noto marchio di patatine. Dopo le proteste, la versione ritenuta blasfema è stata “censurata” dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria.

Lo spot incriminato inizia con un gruppo di suore novizie in un convento che si avvicinano all’altare per ricevere la comunione, con in sottofondo l’Ave Maria di Schubert. Quando la prima suora riceve l’ostia dal prete, sgrana gli occhi mentre in lontananza si vede una suora più anziana, nella sagrestia, intenta a mangiare un pacchetto di patatine. Una voce fuori campo chiude lo spot con: “Amica Chips, il divino quotidiano”.

Don Andrea Cattaneo ha annunciato il ritiro delle patatine in un post online, dichiarando che la pubblicità in cui l’Eucaristia viene sostituita da una patatina è offensiva e inaccettabile. Anche don Natalino Bonazza, parroco a Mestre, ha invitato al boicottaggio dell’azienda sulla sua pagina Facebook, sostenendo che l’azienda comprende solo il linguaggio del profitto.

Dopo le segnalazioni, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha intimato di cessare la diffusione della campagna pubblicitaria ritenendola contraria all’articolo 10 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, che vieta alla comunicazione commerciale di offendere le convinzioni religiose.

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Curiosità

Le 10 cose che forse non sai sull’anguria

L’anguria è la regina dell’estate, immancabile durante una gita o alla fine di un pranzo in compagnia. Non tutti sanno però che è anche una preziosa alleata della nostra salute grazie alla sua ricchezza di acqua, fibre, potassio e antiossidanti.

Ecco 10 curiosità sull’anguria che forse non conoscevi:

  1. Licopene in abbondanza: L’anguria contiene più licopene dei pomodori freschi. Questo antiossidante combatte i radicali liberi e sostiene il sistema immunitario. Per massimizzare l’assorbimento del licopene, è meglio consumare l’anguria a temperatura ambiente.
  2. Alleata degli sportivi: Il succo di anguria è ideale per chi fa attività fisica, poiché riduce la stanchezza muscolare e abbassa la frequenza cardiaca.
  3. Frutto o verdura?: L’anguria è sia un frutto che una verdura. Proviene da un seme come la maggior parte dei frutti, ma appartiene alla famiglia delle cucurbitacee, insieme a zucche e cetrioli.
  4. Ricca di acqua: Composta al 93% di acqua, l’anguria è perfetta per combattere la disidratazione.
  5. Poche calorie, tanta sazietà: Con solo 16 calorie per 100 grammi, l’anguria è ideale per chi è a dieta o vuole mantenersi leggero, grazie all’alto contenuto di acqua e fibre che donano una sensazione di sazietà.
  6. Viagra naturale: La citrullina, presente soprattutto nella parte bianca dell’anguria, ha un’azione vasodilatatoria. Anche se questa parte viene spesso scartata, è commestibile.
  7. Parte bianca commestibile: La polpa bianca dell’anguria, sebbene meno digeribile, ha un sapore simile a quello del cetriolo.
  8. Ricca di potassio: L’anguria è consigliata per chi ha problemi di ritenzione idrica, eccitabilità neuromuscolare o ritmo cardiaco irregolare, grazie al suo alto contenuto di potassio.
  9. Concilia il sonno: Consumare anguria a cena può aiutare a dormire meglio, poiché stimola la produzione di serotonina.
  10. Varietà gialla: Esiste una varietà di anguria chiamata Yellow Crimson, con polpa gialla e gusto dolce che ricorda il miele, nonostante l’aspetto esterno sia identico a quello delle angurie rosse.
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Curiosità

Modi di dire: perchè si dice “gattabuia”

Il termine “gattabuia” è un’espressione popolare che significa prigione. Esistono diverse teorie sull’origine di questa parola. Una possibile derivazione è dalla “gattaiola,” la piccola porta che permette ai gatti di entrare e uscire dalle case. Tuttavia, un’altra teoria, più plausibile secondo alcuni studiosi, è che “gattabuia” derivi dal greco “katogeia,” che significa sotterraneo. Da questo termine greco deriverebbe anche il termine dialettale siciliano “catoio” o “catoia,” che indica una stanza buia, di scarso valore, spesso seminterrata, proprio come una prigione.

Uso letterario

Uno dei primi usi letterari della parola “gattabuia” si trova nel celebre romanzo “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, pubblicato nel 1883. In un episodio, Pinocchio viene arrestato per aver denunciato il Gatto e la Volpe: «Il burattino (…) voleva protestare, ma i gendarmi (…) gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia».

Questa parola è un esempio di come termini di origine popolare possano entrare nella letteratura e nella lingua corrente, acquisendo un significato preciso e riconosciuto da tutti.

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Curiosità

Chi ha inventato l’ombrello?

L’ombrello, uno strumento che usiamo spesso soprattutto in primavera e autunno per proteggerci dagli acquazzoni, e nella sua forma più grande, l’ombrellone, sotto il solleone, ha origini antiche e complesse.

Origini e prime apparizioni

Determinare chi ha inventato l’ombrello non è facile. Gli storici credono che sia apparso nei paesi dell’Estremo Oriente come Cina, India o Giappone, anche se non si sa esattamente quando. Alcuni ritengono che l’ombrello possa risalire addirittura all’Antico Egitto, dato che l’ombrello veniva utilizzato anche come “parasole”.

Un lusso non per tutti

In Cina, l’ombrello era considerato un oggetto sacro legato al culto dell’imperatore. In Giappone, veniva usato dai samurai, mentre in Egitto era riservato solo alle classi sociali nobili. Nella Grecia Classica, le sacerdotesse di Dioniso lo utilizzavano durante le cerimonie. Quindi, per molti secoli, l’ombrello è stato un simbolo di esclusività e culto. Durante l’Impero Romano, diventò un accessorio di moda tra le donne ricche.

Uso moderno dell’ombrello

L’uso dell’ombrello come lo conosciamo oggi, per ripararsi dalla pioggia, si diffuse solo nell’Ottocento, diventando un indispensabile strumento di protezione.

Il Museo dell’Ombrello

Sul lago Maggiore, vicino a Verbania, esiste il Museo dell’Ombrello e del Parasole, unico al mondo, che racconta la storia di questo utilissimo accessorio. Nel XIX secolo, nelle zone di Vergante e Mottarone, era attiva una corporazione di ombrellai itineranti che costruivano e riparavano ombrelli. Questi artigiani usavano un gergo segreto per proteggere il loro mestiere da chi non apparteneva alla loro cerchia.

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