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Attualità

D’Agostino e Gomez fanno discutere: “Mengoni e Mahmood gay dichiarati”

Durante la trasmissione “Che sarà” condotta da Serena Bortone, i giornalisti Roberto D’Agostino e Peter Gomez hanno fatto discutere con un “outing” non autorizzato riguardante l’orientamento sessuale dei cantanti Marco Mengoni e Mahmood. Questi ultimi non hanno mai reso dichiarazioni sull’argomento né hanno fatto un eventuale coming out.

Il Contesto della Discussione

Durante la trasmissione, che passava in rassegna il Festival di Sanremo appena concluso, D’Agostino e Gomez hanno sollevato la questione citando alcuni eventi significativi. Hanno menzionato lo scandalo dello scorso anno riguardante il bacio tra Rosa Chemical e Fedez, e hanno sottolineato che quest’anno Mengoni, secondo quanto affermato da D’Agostino, ha baciato solo donne durante le sue esibizioni.

Le Dichiarazioni Polemiche

D’Agostino ha inoltre affermato: “Lo scorso anno ci fu lo scandalo per il bacio di Rosa Chemical a Fedez. Quest’anno Mengoni, che è gay dichiarato, con il giochino dell’ammazzamosche ha baciato solo donne”. Successivamente, Peter Gomez ha aggiunto: “Anche Alessandro è gay dichiarato”, riferendosi a Mahmood e raccontando un episodio relativo all’infanzia del cantante.

Reazioni e Critiche sui Social Media

Le parole dei due giornalisti hanno suscitato una forte reazione sui social media, con una raffica di commenti negativi. Molti utenti hanno espresso indignazione per l’outing non autorizzato, definendolo una violazione della privacy e mancanza di rispetto. Alcuni hanno sottolineato che l’orientamento sessuale di una persona non dovrebbe influenzare il giudizio su di essa e che è importante rispettare la privacy delle persone, specialmente su questioni così personali e sensibili.

Attualità

Xylella nel Barese: cinque comuni inseriti nell’elenco delle aree infette

Cinque comuni baresi sono stati aggiunti all’elenco della Commissione Europea delle località affette dalla Xylella fastidiosa, il batterio responsabile della morte di numerosi ulivi in Puglia.

I comuni interessati sono Alberobello, Castellana Grotte, Monopoli, Polignano a Mare e Putignano. Questi si aggiungono a Locorotondo, già inserito nell’allegato 3 del regolamento europeo del 2020. L’elenco comprende anche l’intera provincia di Lecce, il Brindisino e altri comuni del Tarantino.

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Attualità

Leva militare obbligatoria nel disegno di legge della Lega

La proposta di legge leghista per l’istituzione del servizio militare e civile universale territoriale, presentata alla Camera, ha destato un certo dibattito sul ritorno della leva obbligatoria in Italia. Il progetto prevede sei mesi di servizio obbligatorio per ragazzi e ragazze tra i 18 e i 26 anni, offrendo loro la scelta tra formazione militare e impieghi civili.

Secondo il testo proposto da Eugenio Zoffili, deputato vicino alla segreteria della Lega, i sei mesi di servizio si svolgeranno esclusivamente sul territorio nazionale e nella propria regione di residenza o domicilio, con priorità alla provincia di appartenenza, salvo espressa richiesta del cittadino ad essere impiegato in altre regioni.

Coloro che opteranno per l’ambito militare riceveranno una formazione specifica per il loro impiego sul territorio nazionale, mentre chi sceglierà il servizio civile universale sarà preparato a svolgere funzioni legate alla tutela del patrimonio culturale, naturale e paesaggistico del Paese, incluso il supporto alla Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco.

La proposta ha suscitato diverse reazioni, con il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha sottolineato l’importanza di questa forma di educazione civica, mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso scetticismo riguardo all’utilità delle forze armate per educare i giovani.

La Lega aveva già presentato un altro progetto di legge sulla creazione di una “riserva militare” sul modello israeliano, con l’obiettivo di costituire un mini-esercito supplementare da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza del Paese o di stato d’emergenza. Anche questa proposta ha generato polemiche, soprattutto per la catena di comando che portava direttamente a Palazzo Chigi.

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Alessia Pifferi inizia lo sciopero della fame in cella

Alessia Pifferi, la 39enne condannata all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana, ha iniziato uno sciopero della fame nel carcere di San Vittore a Milano. Dopo la sentenza del 13 maggio che l’ha condannata per aver abbandonato la figlia di un anno e mezzo per una settimana, causandone la morte per stenti nel luglio 2022, Pifferi ha dichiarato di non avere più voglia di vivere e ha smesso di alimentarsi da almeno 24 ore. Ha espresso al suo avvocato, Alessia Pontenani, il desiderio di “spegnersi” come la sua piccola Diana.

La legale ha riferito che la Pifferi è in uno stato di estrema sofferenza emotiva, piangendo continuamente e manifestando un grave malessere. Nonostante la condanna, la difesa ha sostenuto che la Pifferi soffre di un grave deficit cognitivo, motivo per cui avevano richiesto il suo trasferimento in un ospedale psichiatrico giudiziario. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto la donna “capace di intendere e di volere”, escludendo il trasferimento nella struttura di Castiglione delle Stiviere, dove altre donne che hanno commesso reati simili stanno affrontando un percorso di recupero e cura.

La situazione della Pifferi rimane critica, con il suo stato emotivo e fisico sotto stretta osservazione mentre le autorità carcerarie gestiscono la sua protesta attraverso lo sciopero della fame.

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