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Curiosità

La sindrome del cuore infranto parte dal cervello

La sindrome del cuore infranto, conosciuta anche come sindrome di Takotsubo, è una condizione cardiaca che può essere scatenata da un forte stress emotivo. Recentemente, una ricerca condotta dal Policlinico di Foggia ha dimostrato che questa sindrome ha una base scientifica nel cervello. Lo studio, realizzato dai team delle strutture di cardiologia universitaria e di medicina nucleare, è stato pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology: Cardiovascular Imaging.

La ricerca ha valutato l’attività funzionale del cervello attraverso la tomo-scintigrafia cerebrale su pazienti con sindrome del cuore infranto e sospetta demenza vascolare, rivelando caratteristiche peculiari a livello encefalico. Molte di queste pazienti sviluppano la sindrome in seguito a stress emotivo intenso e si presentano al pronto soccorso con sintomi simili a quelli di un infarto miocardico acuto. Tuttavia, a differenza dell’infarto, queste pazienti non mostrano ostruzioni al flusso sanguigno verso il cuore, non sviluppano cicatrici cardiache e le anomalie nella funzione cardiaca tendono a risolversi spontaneamente nel giro di settimane o mesi.

Il dott. Francesco Santoro, dirigente medico della struttura di cardiologia universitaria, ha spiegato che lo studio ha individuato una base funzionale a livello encefalico che predispone allo sviluppo della sindrome. Le pazienti affette hanno mostrato un aumento dell’attività metabolica nelle aree del cervello coinvolte nella sfera emotiva, come l’amigdala, l’ippocampo e il mesencefalo. Natale Daniele Brunetti, direttore della struttura di cardiologia universitaria, ha sottolineato che queste scoperte potrebbero portare a nuovi approcci terapeutici che includono trattamenti neurologici oltre a quelli cardiologici, in casi selezionati.

Curiosità

SAI PERCHE’…il nostro cervello desidera cibi dolci e grassi?

Resistere alla tentazione dei cibi grassi e zuccherati è più facile a dirsi che a farsi, e il nostro cervello ne è in gran parte responsabile. Consumare cibi ricchi di zuccheri o grassi provoca un aumento dei livelli di dopamina, un neurotrasmettitore prodotto in diverse regioni del cervello che svolge un ruolo fondamentale in molteplici funzioni. Nel caso del cibo, questi effetti sono legati ai meccanismi cerebrali di motivazione e ricompensa: stimoli come il sesso, l’ascolto di buona musica o il consumo di cibi particolarmente saporiti generano piacere grazie all’aumento della dopamina.

Al contrario, un basso livello di questo neurotrasmettitore può tradursi in depressione, mancanza di attenzione e altri stati d’animo negativi. Sapori come il salato, il dolce e il grasso sono in grado di sedurre il nostro palato letteralmente, poiché stimolano la produzione di dopamina.

Tuttavia, la dopamina non si accumula nel nostro organismo, e nel tempo si può sviluppare una sorta di “dipendenza” da alimenti che inducono un senso di benessere. Il rilascio di dopamina diminuisce anche se si consumano quantità sempre maggiori di quei cibi specifici, il che può portare a un desiderio crescente di consumarli.

In sintesi, i cibi grassi e zuccherati non solo sono appetibili per il loro gusto, ma agiscono direttamente sul nostro cervello attraverso il sistema di ricompensa, contribuendo a spiegare perché possiamo trovare difficile resistere a queste tentazioni alimentari.

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Curiosità

SAI CHE…la pasta alla carbonara “originale” era fatta con panna e bacon?

Il 6 aprile, dal 2017, è celebrato il Carbonara Day, una giornata istituita dall’Unione Italiana Food e dall’International Pasta Organisation (IPO) per onorare uno dei piatti più iconici e dibattuti al mondo: la pasta alla carbonara. Se siete puristi, forse questo articolo vi svelerà alcuni dettagli sorprendenti sulla sua origine e evoluzione.

Le Origini Incerte del Nome

Il nome “carbonara” ha origini incerte: una delle teorie più diffuse suggerisce che derivi dai carbonai dell’Ottocento, operai che lavoravano sugli Appennini e consumavano pasti semplici a base di cacio, uova, guanciale e grasso durante le loro pause. Un’altra ipotesi attribuisce il nome a un oste romano degli anni ’40, che potrebbe averlo battezzato in onore del suo precedente mestiere di “carbonaro” o per un’ispirazione avuta a Carbonia, in Sardegna, prima di trasferirsi a Roma. Altri ancora collegano il nome al pepe nero, che richiama il colore del carbone.

La Nascita della Carbonara: Renato Gualandi e il “Svuotafrigo”

Un punto di svolta nella storia della carbonara è stato il 1944, quando il chef Renato Gualandi, a Riccione per un incontro tra armate americane e inglesi, improvvisò un piatto usando bacon, crema di latte, formaggio e polvere di rosso d’uovo. Aggiungendo pepe nero, creò una combinazione di sapori che conquistò generali e ufficiali. Secondo l’indagine dello chef Igles Corelli, la carbonara è nata a Roma durante un simile incontro militare, usando ingredienti come latte in polvere, uovo liofilizzato, bacon e burro fuso.

Il Carbonara Gate e la Controversia sulla Ricetta

Nel 2016, un video tutorial francese scatenò il “Carbonara Gate” per la sua interpretazione erronea del piatto italiano. Il cuoco francofono aggiunse ingredienti come cipolla, panna, parmigiano, prezzemolo e persino un tuorlo crudo, suscitando la reazione indignata degli italiani, difensori della tradizionale carbonara senza compromessi.

L’Evoluzione della Ricetta

La versione moderna della carbonara, quasi identica a quella che oggi conosciamo, è stata definita negli anni ’60 da Luigi Carnacina, includendo guanciale, uovo, pecorino e pepe nero. Solo negli anni ’90 del secolo scorso sono stati eliminati ingredienti estranei come aglio, cipolla, prezzemolo, peperoncino e panna, stabilendo finalmente una ricetta “corretta” e rispettata a livello internazionale.

La pasta alla carbonara, con le sue origini avvolte in mistero e le sue varianti, continua a essere un simbolo della cucina italiana, suscitando discussioni accese ma anche unanime amore per il suo gusto unico e appagante.

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SAI CHE…Ci sono 7 elettrodomestici che non possono mancare in casa tua?

Quando ci si trasferisce in una nuova casa, specialmente se è la prima, l’attenzione è spesso concentrata sull’arredamento e lo stile degli interni. Tuttavia, non bisogna trascurare l’importanza degli elettrodomestici essenziali che rendono la vita quotidiana più semplice e confortevole.

Gli elettrodomestici non sono solo utili, ma possono diventare veri e propri alleati nella gestione della casa. Ecco sette grandi elettrodomestici indispensabili in ogni nuova abitazione:

  1. L’asciugatrice: Sebbene in passato non fosse considerata essenziale quanto la lavatrice, l’asciugatrice offre comodità ed efficienza notevoli, soprattutto in ambienti dove non è possibile stendere i panni all’aperto o in climi umidi.
  2. La lavatrice: Fondamentale per la routine quotidiana di ogni famiglia, scegliere la lavatrice giusta dipende dal carico di lavoro previsto e dalla dimensione del nucleo familiare.
  3. Il frigorifero: Cuore della cucina, conserva gli alimenti freschi e le bevande. È importante considerare non solo le dimensioni della famiglia, ma anche le abitudini alimentari.
  4. Il climatizzatore: Garantisce il comfort abitativo durante tutte le stagioni, diventando indispensabile soprattutto in zone con climi estremi.
  5. Il forno: Pilastro della cucina, sia che si tratti di un modello tradizionale o avanzato, è importante scegliere un forno che si adatti alle esigenze culinarie e sia efficiente dal punto di vista energetico.
  6. Il televisore: Non strettamente necessario, ma rimane un elemento centrale in molti soggiorni, offrendo varie tecnologie e funzionalità per l’intrattenimento domestico.
  7. La lavastoviglie: Un grande alleato in cucina, risparmia tempo e fatica nel lavaggio dei piatti, garantendo anche un maggiore igiene ed efficienza energetica.
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