Cronaca
Calabria, detenuto psichiatrico resta in carcere dopo aver finito la pena: la famiglia lancia l’allarme
Un uomo ritenuto socialmente pericoloso e affetto da gravi disturbi psichiatrici ha esaurito la propria pena detentiva, ma non è stato trasferito in una struttura sanitaria adeguata (REMS) per mancanza di posti disponibili. Nel frattempo, secondo i familiari, minaccia di togliersi la vita.
Lo stato di emergenza delle REMS calabresi
In Calabria esistono solo due REMS: a Santa Sofia d’Epiro (circa 20 posti) e a Girifalco (40 posti) . Sebbene la situazione sia leggermente migliorata rispetto al passato, i tempi di attesa restano lunghissimi: fino a oltre due anni per ottenere un posto .
Un’ulteriore criticità riguarda il fatto che molte persone attendenti non beneficiano realmente di interventi sanitari specializzati: il 30–40% degli ospiti delle REMS non ha una patologia mentale tale da richiedere tale livello di cura, e potrebbero essere gestiti in carcere con assistenza psichiatrica adeguata. Inoltre, il tempo medio d’attesa per un posto è di circa 304 giorni, con alcuni casi ben più lunghi nelle regioni meridionali .
Il caso della detenzione prolungata nonostante la pena scontata
Secondo quanto emerge da fonti nazionali, non si tratta di un evento isolato: molti detenuti psichiatrici espianti esattamente la pena restano in carcere per la semplice mancanza di strutture specializzate. Ciò genera gravi tensioni e rischia di compromettere la loro salute mentale, con un aumento del rischio di suicidi e atti estremi .
Uno dei casi più emblematici è quello riportato da Domani, riguardante un uomo affetto da schizofrenia paranoide cronica: liberato dalla misura in REMS, il giudice dispone la libertà vigilata in casa di cura, ma il trasferimento non avviene a causa dell’assenza di posti e della ritrosia delle strutture ad accogliere persone provenienti dalle REMS .
Le condizioni critiche nel carcere penitenziario
Il carcere non è solo inadeguato per chi soffre di disagi psichiatrici, ma è anche un ambiente altamente stressante. Si stima un suicidio ogni tre giorni nelle carceri italiane, molti dei quali riguardano persone che avrebbero dovuto, invece, essere trasferite in REMS o seguite nel circuito sanitario
Il Garante regionale dei detenuti denuncia che detenuti con patologie psichiche vengono confinati in sezioni utilitarie, senza terapie né ascolto, amplificando il peggioramento psicologico .
L’allarme della famiglia
La famiglia del detenuto ha rivolto un grido di allarme: l’uomo “vuole togliersi la vita”, spinto dalla disperazione e dalla solitudine. Un dramma non individuale, ma sistemico, che denuncia l’incapacità del sistema di garantire un percorso giusto ed equo per chi soffre di disturbi mentali.
Il caso emerso in Calabria è un simbolo della fragilità del sistema: tra carenza di strutture sanitarie, lunghe liste di attesa e un carcere non idoneo come luogo di cura, si distrugge la dignità e la salute mentale di persone già fragili. È urgente intervenire: rafforzare le REMS, potenziare i servizi territoriali e garantire il diritto alla cura, anche dopo il fine pena.
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