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Politica

Decreto giustizia: approvato senza ‘bavaglio’ ai magistrati e stretta sul cyber

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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto giustizia, ma senza due delle norme più controverse:

  1. Il cosiddetto “bavaglio” ai magistrati, che prevedeva l’avvio di azioni disciplinari per i giudici che non si astengono da procedimenti in presenza di “gravi ragioni di convenienza”.
  2. La stretta sul cyber, che avrebbe affidato al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo il coordinamento delle inchieste sui crimini informatici.

Misure approvate

Nonostante l’eliminazione di queste norme, il decreto include:

  • Braccialetti elettronici: potenziamento per prevenire la violenza contro le donne.
  • Edilizia carceraria: il commissario straordinario potrà approvare i progetti di nuovi istituti di pena anche senza il consenso dei presidenti delle regioni interessate.

Critiche e divisioni nella maggioranza

Le due norme escluse hanno generato tensioni all’interno della maggioranza:

  • Bavaglio ai magistrati: Accantonato dopo le critiche, soprattutto da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm). Il segretario Salvatore Casciaro ha apprezzato la rimozione della norma, definendola “mal formulata” e potenzialmente dannosa per il ruolo tecnico dei magistrati.
  • Coordinamento cyber: Fortemente osteggiato da Forza Italia, che non era favorevole al potenziamento del ruolo del Procuratore nazionale antimafia. Nonostante precedenti rassicurazioni del sottosegretario Alfredo Mantovano, la norma è stata esclusa dal decreto, segnalando che i dubbi tecnici e politici non sono stati risolti.

Implicazioni

L’assenza di queste norme dal decreto potrebbe essere il segnale di un compromesso politico volto a evitare ulteriori divisioni nella maggioranza. Tuttavia, resta il nodo della regolamentazione del crimine informatico, una questione che necessita di soluzioni efficaci ma condivise.

Il decreto, nella sua versione attuale, punta su misure immediate e concrete, come la lotta alla violenza di genere e il miglioramento delle infrastrutture carcerarie, lasciando però in sospeso riforme più ampie e discusse.

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