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COP29 di Baku: la finanza climatica al centro del dibattito

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La bozza del documento finale della COP29 di Baku, pubblicata questa mattina, ha acceso il dibattito sulla necessità di un incremento significativo dei finanziamenti per la lotta al cambiamento climatico, parlando di importi nell’ordine di trilioni di dollari, un salto netto rispetto ai 100 miliardi annui previsti dal fondo attuale, che scadrà nel 2025. Le due opzioni delineate riflettono le posizioni contrapposte dei paesi partecipanti. Da un lato, i paesi in via di sviluppo spingono per un maggior ricorso ai contributi pubblici a fondo perduto, ritenendoli essenziali per affrontare le sfide climatiche senza aggravare i loro debiti. Dall’altro, i paesi sviluppati propongono un mix più ampio di strumenti finanziari, coinvolgendo anche risorse private, per aumentare l’efficacia complessiva del fondo.

Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica italiano, ha sottolineato che al momento non esiste una proposta di mediazione da parte della presidenza della COP29. Le posizioni dei paesi restano molto distanti, con visioni spesso agli estremi su come strutturare il finanziamento. Pichetto ha evidenziato le difficoltà nel trovare un compromesso, poiché il documento attuale rappresenta solo un riepilogo delle diverse opinioni emerse durante i negoziati.

La questione centrale riguarda non solo l’entità delle risorse, ma anche la loro gestione e composizione. L’assenza di un accordo sulla struttura del fondo potrebbe ostacolare i progressi verso l’implementazione di soluzioni concrete per contrastare la crisi climatica. Rimane aperta la sfida di bilanciare responsabilità storiche e necessità urgenti, in un contesto dove l’azione coordinata è sempre più critica per il futuro del pianeta.

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