Basilicata
Potenza | Arrestati sei indagati per associazione a delinquere e spaccio di stupefacenti
Un’importante operazione antidroga ha portato a numerosi arresti e sequestri in Basilicata e Campania, grazie a un’indagine approfondita condotta in collaborazione tra la Guardia di Finanza di Potenza e i Carabinieri di Sala Consilina, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Potenza. Il tribunale locale ha emesso diverse misure cautelari, tra cui custodia in carcere, arresti domiciliari e obblighi di firma, contro soggetti sospettati di essere coinvolti in una rete criminale attiva nello spaccio di sostanze stupefacenti e in altri reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione.
L’indagine e gli arresti
L’inchiesta, che ha visto impegnati un centinaio di militari con supporto di unità cinofile, si è concentrata su un’organizzazione che operava principalmente nel Vallo di Diano (provincia di Salerno) e nella città di Potenza. L’ordinanza ha coinvolto ventitré persone, con sei arrestati principali, ed è stata accompagnata da numerose perquisizioni volte a sequestrare beni per un valore stimato di 100.000 euro, ottenuti dai reati contestati.
Ruoli e dinamiche dell’organizzazione
Secondo gli indizi raccolti, il gruppo criminale avrebbe avuto una struttura gerarchica con un ruolo di vertice ricoperto da un cittadino originario di Sala Consilina, che avrebbe continuato le attività anche durante un periodo di detenzione. Gli investigatori ipotizzano che il principale indagato si avvalesse della collaborazione dei familiari e di alcuni complici per coordinare lo spaccio e mantenere il controllo sull’organizzazione. Tra i principali membri ci sarebbero infatti diversi parenti e conoscenti, coinvolti in varie modalità operative.
Reati contestati: spaccio, corruzione e frodi
Le attività illecite non si limitavano allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’indagine ha fatto emergere un presunto caso di corruzione che coinvolgeva un agente della Polizia Penitenziaria, il quale avrebbe ricevuto benefici in cambio di favori al principale indagato mentre era detenuto. Inoltre, l’organizzazione avrebbe avviato società fittizie intestate a prestanome, gestite in realtà dai membri dell’organizzazione per aggirare le misure patrimoniali preventive imposte dalle autorità.
Truffe all’INPS
L’inchiesta ha messo in luce anche una serie di presunte truffe ai danni dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS), realizzate tramite assunzioni fittizie di detenuti o loro familiari per ottenere contributi e indennità non dovuti. Questa rete di frodi, eseguita attraverso società apparentemente legali, avrebbe prodotto considerevoli profitti illeciti per l’organizzazione.
Situazione attuale
Le indagini sono tuttora in corso, e il caso si trova nella fase preliminare, quindi tutti gli indagati sono considerati innocenti fino a una sentenza definitiva.
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