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Cronaca

Nigeria, due raid jihadisti nel nord: 28 morti tra civili e profughi

In due attacchi distinti avvenuti tra mercoledì e giovedì nel nord della Nigeria, gruppi jihadisti hanno ucciso 28 persone, tra civili e sfollati, generando panico e rabbia nelle comunità locali. Lo riferiscono fonti ufficiali e testimoni sul posto .

Il primo attacco a Sokoto: 17 vittime

Mercoledì un gruppo affiliato a Lakurawa, milizia jihadista emersa recentemente nel nord-ovest, ha fatto incursione in un villaggio dello Stato di Sokoto, aprendo il fuoco in modo indiscriminato. Secondo i residenti, si tratta di una rappresagliaper la morte di tre militanti uccisi da vigilantes in un precedente tentativo di raid .

Secondo attacco a Malam Fatori: 11 morti tra i profughi

Giovedì jihadisti del Islamic State West Africa Province (ISWAP) hanno assalito Malam Fatori, città al confine nord-est, aprendo il fuoco contro un campo per sfollati interni. Hanno ucciso 11 persone e ferito almeno 20, trasportate nel vicino ospedale di Bosso, in Niger .

Il bilancio e il contesto dell’insicurezza

  • 28 vittime, tra villaggio e campo sfollati.
  • 20 feriti entra cui donne e bambini, attualmente in cura in ospedale .
  • Questi attacchi fanno parte della lunga serie di violenze jihadiste nel nord della Nigeria: dal 2009 oltre 40 000 morti e circa 2 milioni di sfollati secondo le Nazioni Unite .
  • Lakurawa è emersa come milizia jihadista autonoma nel nord-ovest (Sokoto e Kebbi), trasformando in violenza ciò che inizialmente appariva un movimento di autodifesa 

Drewnotità degli attacchi

  1. Rappresaglie in stile militare – Il raid a Sokoto è un segno della strategia di punizione contro comunità che si mostrano ostili o agiscono autonomamente per difendersi.
  2. Assalto a civili vulnerabili – L’attacco a un campo profughi dimostra la volontà dei jihadisti di colpire zone simbolo della povertà e fragilità delle vittime.
  3. Mancanza di protezione – Le comunità colpite segnalano un vuoto istituzionale: mancano difese adeguate contro gruppi ben armati e organizzati.

Reazioni a livello locale e internazionale

  • Le forze armate della Multinational Joint Task Force, alleanza regionale contro i gruppi estremisti, stanno intensificando i pattugliamenti e le operazioni di sicurezza.
  • La comunità internazionale, incluse Nazioni Unite e Unione Africana, esprime preoccupazione per l’innalzamento del livello di violenza e rilancia appelli per rafforzare la protezione dei civili.
  • Il governo nigeriano dichiara un “allarme umanitario”, sottolineando l’urgenza di interventi rapidi e capaci di arginare la propaganda jihadista.

Una crisi che si approfondisce

Gli attacchi di ieri rinnovano la gravità della crisi jihadista nel nord Nigeria:

  • Milizie come Boko Haram e ISWAP, insieme a gruppi emergenti come Lakurawa, continuano a mietere vittime, destabilizzando vaste aree rurali.
  • I raid contro civili sfollati mostrano come l’assedio non risparmi nessuno — non solo militari o autorità, ma intere popolazioni in fuga.
  • La mancanza di controllo governativo su molte zone rurali permette a questi gruppi di operare liberamente, costruendo basi e strategie di terrore.

Perché è urgente intervenire

  1. Rafforzare la difesa civile – Occorrono presidii capaci di proteggere villaggi e campi di sfollati con pattugliamenti regolari.
  2. Supporto umanitario urgente – Ospedali e campi devono essere assistiti con risorse adeguate e misure di sicurezza.
  3. Contro-narrazione e inclusione – È fondamentale bloccare la propaganda jihadista offrendo a comunità povere servizi, istruzione e stabilità.
  4. Coordinamento regionale – La lotta deve essere guidata da un coordinamento che includa Nigeria, Niger, Camerun, Ciad e Benin.

Questi raid jihadisti segnano un escalation spaventosa. Colpire villaggi e campi profughi significa attaccare le fondamenta dell’esistenza quotidiana di intere popolazioni. Il quadro generale richiede misure integrate: protezione civile, interventi umanitari, contrasto all’estremismo e sviluppo socio-economico. Senza un piano articolato e condiviso, la violenza rischia di radicalizzarsi, trascinando nella spirale dell’insicurezza un numero crescente di persone.

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