Calabria
Cinquant’anni fa l’omicidio di Francesco Ferlaino, primo magistrato ucciso dalla ’ndrangheta. Mattarella: «La sua vita al servizio del Paese»
Esattamente cinquant’anni fa, il 3 luglio 1975, veniva assassinato a Lamezia Terme (all’epoca Nicastro) il magistrato Francesco Ferlaino, avvocato generale presso la Corte d’assise d’appello di Catanzaro e figura di spicco nella lotta alla ’ndrangheta. A colpirlo fu una scarica di fucile proveniente da un’Alfa Romeo 2000 amaranto: un agguato compiuto da sicari mai identificati, che lo colpirono alle spalle, uccidendolo sul colpo, nella via in cui risiedeva, mentre stava rientrando a casa dopo riprendere l’auto di servizio guidata da un carabiniere di scorta .
Un magistrato integerrimo, pioniere della lotta alle mafie in Calabria
Nato a Conflenti nel 1914, Ferlaino entrò in magistratura nel 1943 e svolse ruoli rilevanti come pretore a Nicastro e presidente alla Corte d’assise di Cosenza. In seguito, divenne presidente della Corte d’assise d’appello di Catanzaro, dove diresse processi storici contro la mafia, incluso quello sulla strage di Ciaculli (1963), inizialmente istruito a Palermo e poi trasferito “per legittimo sospetto” proprio sotto la sua presidenza.
Particolarmente rilevante fu il suo coraggio nell’indagare anche sulla cosiddetta “anonima sequestri”, di cui, in quegli anni, la ’ndrangheta era tra i principali attori sul territorio calabrese
Contesto storico: l’ascesa della nuova ’ndrangheta
Il periodo tra i primi anni Settanta rappresenta una svolta per la ‘ndrangheta: la cosiddetta “Prima guerra” (1974‑1977) provocò centinaia di vittime e portò al consolidamento dell’organizzazione criminale, con l’affermarsi della Santa e l’ingresso nel traffico di droga, nella politica e nell’economia .
In tale contesto, la statura politica e morale di Ferlaino rappresentava una minaccia insostenibile, tanto da renderlo uno dei primi magistrati ad affrontare per primo la criminalità organizzata calabrese in modo strutturato.
Cinquant’anni senza verità né giustizia
Nonostante le indagini e processi (tra questi i ruoli di Pietro Carbone), l’assassinio dell’agosto 1975 rimane, ad oggi, impunito. Tra i sospettati emersero nomi come quello di Pino Scriva e Antonino Giacobbe, ma non furono mai condannati.
L’omicidio di Ferlaino inaugurò una tragica serie di attentati ai magistrati in Italia – tra cui, successivamente, quelli a Pietro Scaglione, Occorsio, Falcone, Borsellino, Livatino, Scopelliti – che rappresentano ferite profonde nella storia della nostra democrazia.
Memoria, istituzioni e impegno civile
Nel 2024, l’Associazione Nazionale Magistrati del Distretto di Catanzaro ha promosso una serie di iniziative commemorative tra cui tre giornate di riflessione sul tema “Legalità e Costituzione”, tenutesi al tribunale di Lamezia Terme . A Lamezia è stata inoltre scoperta una stele commemorativa in Corso Nicotera, posa di corona di fiori e momenti di commemorazione civile.
Sul territorio conflentese, infine, è stato anche realizzato un murale – ideato dall’artista Massimo Sirelli – raffigurante Ferlaino con la nipotina, a simboleggiare il legame tra memoria e trasmissione di valori civili alle nuove generazioni.
L’omaggio del Presidente Mattarella
In occasione del cinquantesimo anniversario, il Presidente Sergio Mattarella ha diramato una commossa dichiarazione:
«…Ferlaino, primo magistrato vittima della criminalità in Calabria, con le sue indagini aveva inferto duri colpi alle organizzazioni… Ricordare il suo spietato omicidio ci esorta a continuare a opporci senza sosta… A distanza di cinquant’anni, desidero rinnovare i sentimenti di partecipazione e vicinanza della Repubblica ai suoi familiari… dedicando la sua vita a servizio del Paese» .
Nel suo messaggio Mattarella ha ricordato l’integrità e la visione lungimirante di Ferlaino, che colse per primo le connessioni fra ndrangheta, massoneria e politica, promuovendo un contrasto organico, anziché episodico .
Significato attuale
La figura di Francesco Ferlaino incarna il modello civico del magistrato: rigore, competenza, coraggio e senso del dovere. Cinquant’anni dopo, il suo esempio resta un faro per la magistratura italiana e per una società che lotta quotidianamente contro ogni forma di criminalità e corruzione.
Mattarella stesso ha rilanciato l’esortazione a difendere i valori dello Stato di diritto e della legalità, perché l’esempio del magistrato calabrese non scivoli nell’oblio, ma continui a guidare le istituzioni e l’opinione pubblica verso una concreta cultura civica e antifascista .
L’omicidio di Francesco Ferlaino resta un tassello cruciale nella memoria del Paese. La sua vita, dedicata con passione al servizio della giustizia, rappresenta una testimonianza incancellabile: quella di un magistrato che non piegò la schiena di fronte alla ’ndrangheta. Il suo sacrificio richiama oggi, più che mai, alla responsabilità collettiva di conservare e difendere la legalità, perché la sua morte non sia solo un dramma passato, ma una lezione permanente per un futuro migliore.
Se vuoi approfondire con interventi o collegamenti alle altre vittime di mafia o alle iniziative istituzionali, resta a disposizione!
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