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Scienza e Salute

Il cambiamento climatico e l’allungamento della stagione delle allergie

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Il cambiamento climatico sta avendo un impatto sempre più significativo sulla salute respiratoria, soprattutto per chi soffre di allergie. Le alterazioni nei ritmi naturali causate dall’innalzamento delle temperature stanno provocando l’allungamento della stagione dei pollini, che può arrivare a durare più di un mese e mezzo in più rispetto al passato. Questo fenomeno ha delle conseguenze particolarmente pesanti per i bambini con asma e per gli anziani con malattie respiratorie, categorie vulnerabili in cui si riscontra un aumento del rischio di decessi causati dall’esposizione ai pollini.

Gli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaaic) hanno evidenziato che l’allungamento della stagione allergica è legato anche all’inquinamento atmosferico, che contribuisce a intrappolare il calore e a prolungare la durata delle fioriture delle piante. Nel 2023, ad esempio, l’Italia ha registrato dieci giorni in più senza gelo rispetto alla media trentennale, provocando un anticipo dell’inizio della stagione pollinica. Le allergie respiratorie colpiscono oggi circa il 28% della popolazione italiana, con un incremento delle riniti allergiche che ha raggiunto una incidenza del 16% negli ultimi anni.

L’aumento delle allergie respiratorie è fortemente correlato al cambiamento climatico e all’inquinamento, fenomeni che agiscono insieme per amplificare la produzione di pollini. Secondo una ricerca del 2022, se i tassi di inquinamento e CO2 continuano ad aumentare, entro la fine del secolo la produzione di pollini potrebbe crescere addirittura del 200%. Per cercare di contenere l’impatto di queste condizioni sulle città, gli esperti suggeriscono l’adozione di piante a bassa produzione di pollini e una gestione del verde pubblico che preveda falciature notturne e nelle giornate con poca ventilazione.

Il cambiamento climatico sta creando una situazione in cui la stagione dei pollini inizia fino a 25 giorni prima rispetto alla tradizione e si protrae di circa 20 giorni in più in autunno. Questo ha portato a un aumento considerevole dei casi di allergie, soprattutto tra i bambini, che registrano un incremento del 5-10% dei casi di riniti allergiche. Inoltre, l’ambientale gioca un ruolo molto più importante della genetica nella diffusione delle allergie, incidendo per circa il 70% sul rischio di svilupparle.

Per affrontare al meglio questi disagi, gli esperti raccomandano di intervenire tempestivamente ai primi sintomi, di monitorare l’ambiente per individuare i periodi di maggiore esposizione ai pollini, e di ricorrere, quando necessario, ai vaccini antiallergici, che possono alleviare sensibilmente i sintomi. Inoltre, una dieta sana e varia, ricca di cibi crudi, e una consulenza medica accurata sono essenziali per la gestione efficace delle allergie respiratorie.

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Redazione Italia

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