Politica
Il riarmo europeo divide il governo italiano

La strada verso il riarmo è lastricata di ostacoli, almeno per il governo italiano. Il piano ReArm Europe presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non piace alla Lega, mentre ottiene il benestare di Forza Italia, il cui leader Antonio Tajani si è detto “assolutamente favorevole alla difesa europea”, aggiungendo che “non si tratta solo di comprare armi”, ma di un “lavoro necessario per rafforzare la nostra sicurezza nel complesso”.
Il progetto dell’Ue prevede di mobilitare 800 miliardi di euro nei prossimi anni da destinare alla difesa. Per farlo, l’Unione conta di escludere le spese per gli armamenti dal conteggio del deficit, puntando a concedere prestiti per gli armamenti e a finanziare in parte gli investimenti con l’emissione di 150 miliardi di nuovi eurobond. La premier Giorgia Meloni non ha fatto trapelare alcun commento, ma per Fratelli d’Italia si è espresso il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha definito “necessario e urgente” stanziare nuove risorse per rafforzare le forze armate.
Contro il progetto di von der Leyen si schierano Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e probabilmente la stessa Lega. Se il Parlamento dovesse votare oggi, il governo rischierebbe di finire in minoranza. Meloni ha incontrato i due vicepremier per discutere il dossier, sottolineando che l’Italia non può tirarsi indietro, facendo appello alla responsabilità e allo spirito di coalizione.
Matteo Salvini, pur rimanendo scettico sul piano ReArm, ha aperto a un aumento degli investimenti in difesa. “Abbiamo fatto una legge di bilancio restrittiva e ora scopriamo che si possono fare debiti per 650 miliardi in cinque anni per comprare armi” ha detto il leader della Lega, aggiungendo che “l’Italia può investire di più nella sua auto-difesa, possibilmente senza indebitarsi”. Tuttavia, Salvini ha ribadito il suo no a un esercito europeo: “Se oggi avessimo un esercito comune, Francia e Germania ci avrebbero già portato in guerra”.
Chi non ha dubbi sul piano di von der Leyen è Crosetto, che ha difeso la necessità di aumentare le spese militari, sottolineando che la sicurezza è un prerequisito per l’esistenza di un Paese libero. Il ministro ha però cercato di smorzare i toni, affermando che i nuovi investimenti non devono essere visti come alternativi ad altre priorità, come sanità, scuola e politiche sociali. Ha anche proposto di sfruttare parte della catena di fornitura dell’automotive per la produzione di materiali per la difesa.
Anche a sinistra il tema del riarmo divide. Dario Franceschini ha ribadito la contrarietà del Partito Democratico all’aumento delle spese militari, definendo il piano di von der Leyen “sbagliato” perché rafforzerebbe le difese nazionali piuttosto che promuovere una difesa comune europea. Anche Elly Schlein ha espresso una bocciatura netta, mentre l’ex premier Paolo Gentiloni ha invece difeso il progetto, definendolo “un primo passo nella direzione giusta”.
Il dibattito è destinato a proseguire nelle prossime settimane, con il governo italiano costretto a trovare una sintesi tra le diverse posizioni interne alla maggioranza e le pressioni dell’Unione Europea.
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