Calabria
Omicidio Scopelliti: dopo 34 anni nuovi rilievi sul luogo del delitto
Nuovi sviluppi nelle indagini sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, assassinato il 9 agosto 1991. Oggi, dopo 34 anni, la Polizia Scientifica ha effettuato nuovi rilievi sul luogo del delitto, a Piale di Campo Calabro, nella frazione Ferrito di Villa San Giovanni, dove il magistrato fu ucciso in un agguato mafioso.
Per la prima volta, la BMW 318i sulla quale viaggiava il giudice al momento dell’assassinio è stata riportata sul luogo dell’omicidio per una ricostruzione dettagliata dei fatti, grazie a nuovi accertamenti balistici e documentali sull’arma sequestrata. Questa nuova attività investigativa, che segna un passo significativo nelle indagini, si concentra su nuovi elementi emersi negli ultimi anni.
Antonino Scopelliti, all’epoca Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, era rientrato in Calabria per le vacanze estive. Quel pomeriggio, dopo una giornata trascorsa al mare, fu sorpreso da due sicari in moto che lo raggiunsero e lo uccisero con un fucile calibro 12 caricato a pallettoni, facendolo finire in un terrapieno ai margini della strada. La sua morte, avvenuta in un contesto di violenza mafiosa, scosse profondamente l’opinione pubblica e la magistratura italiana.
Il giudice Scopelliti, a soli 24 anni, aveva iniziato la sua carriera in magistratura e aveva preso parte a processi di importanza cruciale, come il caso Moro, la strage di Piazza Fontana, il disastro del treno Rapido 904, e il sequestro dell’Achille Lauro. Poco prima dell’omicidio, era stato indicato come possibile accusatore nel ricorso in Cassazione contro il Maxiprocesso di Palermo, il processo simbolo contro Cosa Nostra. Questo particolare aveva orientato immediatamente le indagini verso la possibilità di una collaborazione tra Cosa Nostra e ‘ndrangheta.
Nel 1993, furono arrestati alcuni esponenti delle cosche mafiose calabresi e palermitane, ma tutti furono successivamente assolti in appello. Tuttavia, nel 2018, un nuovo sviluppo emerse grazie alla dichiarazione di Maurizio Avola, un collaboratore di giustizia, che si autoaccusò dell’omicidio e contribuì a far ritrovare il presunto fucile utilizzato nel delitto a Belpasso, nel Catanese.
L’attuale ricostruzione del delitto, che ha visto il coinvolgimento di esperti balistici e scientifici, rappresenta un importante passo in avanti in un’indagine che, nonostante gli anni, non è mai stata chiusa. Le forze dell’ordine e la Procura sperano che, con queste nuove verifiche e ricostruzioni, si possa finalmente fare piena luce su uno degli omicidi di mafia più misteriosi e gravi contro la magistratura italiana.
L’omicidio di Scopelliti continua a rappresentare uno degli episodi più oscuri nella lotta contro la criminalità organizzata e la giustizia in Italia. Le nuove indagini, purtroppo, arrivano a distanza di decenni dal tragico evento, ma nonostante il tempo trascorso, la speranza di arrivare alla verità rimane viva.
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