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Abruzzo

Indagini concluse su un imprenditore del settore automotive a Pescara: bancarotta, frode e malversazione

Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pescara, su delega della locale Procura della Repubblica, hanno portato alla luce una serie di reati finanziari e societari legati al fallimento di una società operante nel settore automotive. L’azienda, con stabilimento nella Val di Sangro e sede legale a Pescara, è risultata debitrice verso fornitori e fisco per oltre 4,5 milioni di euro.

L’inchiesta ha accertato che, nei mesi precedenti il fallimento, i beni materiali e immateriali della società, per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro, sono stati distratti. Questo ha portato allo svuotamento del patrimonio aziendale, rendendo impossibile il recupero da parte della procedura fallimentare.

Una parte significativa di questi beni è confluita in una nuova società (una “Newco”), creata e gestita dallo stesso amministratore di fatto dell’azienda fallita. Questa operazione ha permesso di trasferire gli asset ancora redditizi, escludendo però le pendenze fiscali e debitorie, consentendo così la prosecuzione delle attività senza onorare gli impegni finanziari pregressi.

Tra le condotte illecite accertate, figurano prelievi non autorizzati di oltre 260.000 euro dai conti della società fallita. Questi fondi sono stati successivamente trasferiti su conti personali degli indagati, aggravando ulteriormente il danno al patrimonio aziendale.

Inoltre, è stata scoperta una malversazione ai danni dello Stato per oltre 65.000 euro. Questa somma, erogata alla società a titolo di contributo COVID-19, è stata invece destinata a conti personali di un socio e di una società a lui riconducibile, violando le finalità per cui era stata assegnata.

Le investigazioni si sono concluse con la segnalazione alla Procura di tre persone: l’amministratore effettivo della società fallita, il socio coinvolto nei trasferimenti illeciti e il rappresentante legale formale. I reati contestati includono bancarotta patrimoniale, sottrazione fraudolenta di beni per eludere il pagamento delle imposte, e malversazione ai danni dello Stato.

Il lavoro sinergico tra la Guardia di Finanza e la Procura ha permesso di ricostruire un quadro chiaro delle operazioni illecite, portando all’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Questo episodio rappresenta un esempio significativo dell’importanza del controllo sulla gestione delle risorse aziendali e pubbliche, evidenziando come le indagini finanziarie e patrimoniali possano contribuire a contrastare comportamenti che danneggiano l’economia legale e la collettività.

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