Cronaca
Patti (ME) | Episodio della frattura bloccata con un cartone, si difende la dottoressa
L’episodio che ha visto protagonista un medico del Pronto Soccorso dell’ospedale di Patti, in provincia di Messina, ha sollevato un acceso dibattito e portato a una serie di indagini. Il caso riguarda una frattura trattata con materiali di fortuna, che ha messo in luce una serie di carenze nel servizio sanitario.
Il protagonista della vicenda è Elia Natoli, un giovane di 30 anni che, una settimana fa, è stato visitato al pronto soccorso dell’ospedale di Patti. In assenza di materiali adeguati, la dottoressa in servizio ha deciso di immobilizzare la gamba fratturata di Natoli con del cartone. La dottoressa ha giustificato la sua azione spiegando che l’affollamento del pronto soccorso ha reso difficile reperire i presidi monouso necessari. Tuttavia, questa spiegazione non è sufficiente a giustificare le gravi carenze rilevate.
La commissione ispettiva regionale, convocata dall’assessore alla Salute Giovanna Volo, ha esaminato il caso e ha sollevato diverse criticità. Il medico è accusato di non aver individuato correttamente la gravità della frattura, che era scomposta, e di non aver fornito una terapia adeguata. Inoltre, avrebbe omesso di utilizzare le stecche e le bende disponibili presso l’ospedale e di indirizzare il paziente verso centri specialistici di Milazzo o Messina. La dimissione prematura di Natoli è avvenuta senza un’adeguata prescrizione medica, sebbene la dottoressa affermi che il giovane avesse insistito per andarsene.
Dopo essere stato dimesso, Natoli si è rivolto a una clinica privata a Messina, dove ha ricevuto una diagnosi corretta e una terapia appropriata. Questo episodio ha attirato l’attenzione dei media e ha spinto la Regione a intervenire. L’Asp di Messina ha preso provvedimenti immediati, rimuovendo il responsabile del Pronto Soccorso, la cui nomina era avvenuta con una procedura contestata, e mettendo sotto indagine la dottoressa coinvolta. Anche il direttore sanitario e la capo-sala sono stati chiamati a rispondere per la loro mancata supervisione sui rifornimenti.
La Procura di Patti ha aperto un fascicolo preliminare per verificare se ci siano elementi costitutivi di reato, ma al momento non è stata avviata un’inchiesta formale. Le indagini sono in corso e potrebbero portare a ulteriori sviluppi sulla gestione e la qualità dei servizi sanitari presso l’ospedale di Patti.
Calabria
Crotone | in questura con la compagna ma non si può avvicinare
Si è presentato in Questura a Crotone per rinnovare il permesso di soggiorno insieme alla sua compagna, ma è stato arrestato perché sottoposto al divieto di avvicinamento alla stessa donna. L’uomo, un cittadino georgiano di 31 anni, è stato fermato dal personale dell’Ufficio immigrazione per aver violato la misura cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Crotone, che gli vietava di avvicinarsi alla compagna.
Nonostante questa restrizione, l’uomo si è presentato agli sportelli dell’Ufficio immigrazione accompagnato dalla donna per il rinnovo del suo permesso di soggiorno. Durante le verifiche di routine, gli operatori hanno scoperto che, già nell’ottobre 2023, gli era stata applicata la misura cautelare di allontanamento dalla casa familiare e divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla compagna, a seguito di continui maltrattamenti. Per garantire la sua sicurezza, la donna era stata trasferita in una struttura protetta.
Cronaca
Milano | Incendio probabilmente doloso in emporio cinese, 3 morti
Il bilancio dell’incendio avvenuto ieri sera verso le 23 a Milano, in un emporio di articoli cinesi situato in via Ermenegildo Cantoni 3, è tragico: tre giovani hanno perso la vita. Le vittime, di nazionalità cinese, sono due fratelli di 19 e 17 anni e una giovane di 24 anni. Sul posto sono intervenuti cinque mezzi dei Vigili del Fuoco di Milano, che hanno lavorato tutta la notte per spegnere l’incendio e mettere in sicurezza l’edificio. Carabinieri e polizia scientifica stanno indagando per chiarire le cause dell’incidente. Presenti anche il 118 e la polizia locale.
Al momento, l’origine dell’incendio non è chiara e non si esclude l’ipotesi di un incendio doloso. Secondo alcune indiscrezioni, i titolari del negozio avrebbero ricevuto minacce. L’edificio aveva un solo ingresso pedonale e carraio sulla facciata, senza uscite di sicurezza sul retro, il che ha impedito alle vittime di mettersi in salvo. Il piano superiore era adibito a uffici collegati al piano terra tramite una scala, distrutta dalle fiamme. Secondo i primi rilievi, i tre giovani, trovati tutti al piano terra, potrebbero aver tentato di fuggire verso l’uscita principale, ma sono stati bloccati dal fuoco.
Il procuratore di Milano, Marcello Viola, ha confermato che “non si esclude nessuna ipotesi”, inclusa quella dolosa. Durante un sopralluogo, ha spiegato che le vittime, che dormivano nel magazzino, hanno tentato di fuggire verso il fondo del locale, dove si trovavano i loro letti. In merito alle presunte minacce subite dai proprietari, Viola ha detto che le indagini sono in corso e che “è ancora troppo presto per trarre conclusioni certe”.
Le vittime, decedute per intossicazione da fumo, sono state identificate come Dong Yan, 17 anni, sua sorella Liw Yan, 18 anni, e un amico di famiglia, Pan An, 24 anni. I due fratelli erano cugini del titolare del negozio, che vende all’ingrosso mobili e arredi per ristoranti cinesi. Gli investigatori hanno già ascoltato il titolare e alcuni parenti delle vittime, e stanno raccogliendo immagini dalle telecamere della zona, poiché il magazzino non era dotato di un impianto di videosorveglianza.
Il titolare avrebbe riferito di aver ricevuto minacce legate alla richiesta di una somma di denaro. Le prime indagini, coordinate dalla Procura di Milano, indicano che non ci sarebbe stata una denuncia formale sulle minacce, ma queste dichiarazioni sono ora al vaglio degli investigatori. Un fascicolo sarà aperto a breve, probabilmente con l’ipotesi di incendio colposo, anche se non si esclude quella dolosa.
Cronaca
Aggressioni ai sanitari, CIMO-Fesmed “Bisogna agire sulla prevenzione”
“L’arresto in flagranza di reato annunciato dal ministro Orazio Schillaci, è un’ottima iniziativa, tuttavia trattasi di un importante provvedimento a valle del problema che si applica quando il danno è già avvenuto. Il Ministero attraverso la commissione ONSEPS sta lavorando da tempo su questo tema e provvedimenti come la rivisitazione della raccomandazione n8, ovvero – prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari – devono essere trasformati in obblighi di adozione da parte delle aziende”. A dichiararlo è Guido Quici, presidente del sindacato medici CIMO-Fesmed.
“Mi chiedo – aggiunge Quici – quante aziende nel proprio documento di valutazione del rischio (DAVR), prevedono un capitolo dedicato alla prevenzione dalle aggressioni ma, soprattutto, hanno attuato le azioni conseguenziali con impegno di risorse dedicate. Molto spesso parliamo di documenti che restano tali, magari dimenticati in qualche scrivania”.
“Ma la vera sfida – prosegue il presidente CIMO-Fesmed – sta nel recuperare quel rapporto di fiducia tra medico e paziente fortemente minato dal taglio dell’offerta sanitaria di questi anni (meno prestazioni, più tempi di attesa lunghi, più acredine dei pazienti nei confronti dei sanitari). Al tempo stesso la ridotta presenza di medici ed infermieri aumenta il rischio di eventi avversi al punto tale da non garantire cure adeguate”.
“Dopo la fiaccolata di Pisa per la compianta Barbara Capovani brutalmente uccisa da un paziente – conclude Quici – manifesteremo il 16 settembre a Foggia per i recenti atti di violenza nel Policlinico, ma adesso basta perchè abbiamo superato il limite”.
– foto Ipa Agency –
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