Cronaca
Patti (ME) | In ospedale mancano le stecche, frattura bloccata con scatole di cartone
Un episodio recente presso l’ospedale Barone Romeo di Patti ha sollevato preoccupazione e indignazione tra i cittadini e le autorità locali. Un giovane paziente, giunto al Pronto soccorso con una frattura al perone, ha subito un trattamento inusuale e preoccupante: l’arto è stato immobilizzato utilizzando dei cartoni, in assenza delle adeguate stecche mediche.
Questa situazione ha messo in luce una carenza grave di risorse e personale presso la struttura sanitaria. Il padre del ragazzo ha espresso il proprio disappunto, rivolgendosi direttamente alle autorità regionali per chiedere chiarimenti e soluzioni. Le sue parole mettono in evidenza un problema sistemico, legato alla mancanza di presidi medici essenziali e alla riduzione del personale.
Il circolo pattese del Movimento Cristiano Lavoratori e il comitato “Aretè” hanno prontamente reagito, denunciando pubblicamente lo stato di abbandono in cui versa l’ospedale Barone Romeo. I rappresentanti di queste associazioni hanno sottolineato che la carenza di stecche e altri presidi medici è il risultato di gravi lacune organizzative e di personale. I medici e gli infermieri, nonostante i loro sforzi e sacrifici, sono costretti a lavorare in condizioni difficili e a fronteggiare un aumento della domanda di servizi a causa della stagione estiva.
Il governatore della Sicilia, Renato Schifani, ha reagito con fermezza alla denuncia, dichiarando che è inaccettabile che un paziente venga trattato con metodi non idonei. Schifani ha richiesto un’ispezione per identificare i responsabili e ha assicurato che prenderà provvedimenti in caso di accertamenti negativi. Ha anche preso contatto con la famiglia del giovane per scusarsi personalmente a nome della Regione.
Questo episodio non solo sottolinea le carenze strutturali dell’ospedale, ma riflette anche una crisi più ampia del sistema sanitario regionale. La situazione richiede un intervento urgente per garantire che tutti i pazienti possano ricevere le cure adeguate in condizioni di sicurezza e dignità.
Cronaca
Mazzano (BS) | Contrasto del narcotraffico: 7 arresti per spaccio di sostanze stupefacenti
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Brescia hanno portato a termine un’importante operazione antidroga che ha condotto all’arresto di sette persone, tra cui una donna, per reati legati allo spaccio e alla detenzione di sostanze stupefacenti. L’intervento ha avuto luogo nei pressi del supermercato “IperTosano” a Mazzano, dove tre uomini sono stati sorpresi nell’atto di cedere hashish a due coppie di acquirenti, giunti separatamente a bordo di due automobili.
I militari, osservando i movimenti sospetti e il rapido scambio di droga, hanno immediatamente bloccato gli spacciatori e gli acquirenti. Successivamente, le indagini hanno condotto a un appartamento che fungeva da base operativa per gli arrestati. All’interno dell’abitazione e nell’auto di uno dei tre uomini, i Carabinieri hanno trovato tutto il necessario per l’attività illecita: 400 grammi di hashish suddivisi in panetti pronti per la vendita, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento. Inoltre, è stata rinvenuta una somma di quasi 15.000 euro in contanti, probabile frutto delle vendite di droga.
Gli acquirenti, fermati subito dopo l’acquisto, avevano con sé 2,6 kg di hashish, confezionato in panetti identici a quelli trovati nell’abitazione degli spacciatori, confermando così l’origine comune della sostanza.
L’intervento, conclusosi con l’arresto delle sette persone, ha visto la convalida da parte dell’Autorità Giudiziaria, che ha emesso misure cautelari nei confronti dei responsabili. Per i tre spacciatori è stato disposto il divieto di dimora, mentre uno degli acquirenti dovrà rispettare l’obbligo di firma.
Quest’operazione rappresenta un ulteriore passo nella lotta al narcotraffico condotta con costanza dai Carabinieri, impegnati nel monitoraggio e nella repressione delle attività illegali che minacciano la sicurezza del territorio.
Cronaca
Catania | Scippo in pieno centro a bordo di uno scooter, arrestati
Nel cuore della notte, un uomo e una donna hanno compiuto uno scippo nel centro di Catania, ma sono stati rapidamente individuati e arrestati dalla Polizia di Stato. Gli autori del reato, un 38enne catanese e una 23enne originaria di Reggio Emilia, hanno agito a bordo di uno scooter, sottraendo la borsa di una donna appena uscita da un ristorante.
L’episodio si è verificato nel fine settimana durante le normali operazioni di pattugliamento svolte dalla IV Sezione Investigativa “Contrasto al Crimine Diffuso”, i cosiddetti Falchi, impegnati nella prevenzione dei reati predatori. Poco dopo la mezzanotte, gli agenti hanno ricevuto la segnalazione di uno scippo avvenuto in via Mazza. La vittima, che stava passeggiando con la madre, ha descritto agli agenti i malviventi: un uomo e una donna in sella a uno scooter, entrambi con caschi bianchi.
Il rapinatore, accelerando improvvisamente, ha afferrato la borsa della donna, rompendone i manici dopo una breve resistenza e facendola cadere a terra, causandole alcune contusioni. Nonostante lo shock, la vittima è riuscita a fornire una descrizione dettagliata dell’accaduto e dei colpevoli, facilitando così l’operazione di ricerca.
La Polizia ha immediatamente avviato le ricerche e, poco dopo, ha individuato i sospetti sfrecciare su corso Martiri della Libertà con la borsa rubata ancora visibile sullo scooter. Gli agenti, già a conoscenza dei due per precedenti reati simili, sono riusciti a bloccarli nei pressi dell’abitazione del conducente, dove entrambi indossavano ancora i caschi bianchi.
Durante la perquisizione, gli agenti hanno recuperato poco più di 50 euro e, grazie alla collaborazione dei due arrestati, è stato possibile ritrovare la borsa della vittima, con tutti i suoi effetti personali, inclusi oggetti di valore affettivo. La donna derubata ha espresso gratitudine verso gli agenti, sebbene non abbia necessitato di cure mediche.
I due sospettati sono stati arrestati con l’accusa di furto con strappo in concorso e posti agli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida davanti al giudice.
Cronaca
Palermo | Reati fallimentari e riciclaggio, due misure interdittive
Le forze della Guardia di Finanza di Palermo hanno eseguito una complessa operazione giudiziaria riguardante il fallimento di una società impegnata nella gestione di impianti sportivi e nell’organizzazione di eventi automobilistici e motociclistici. Le misure adottate, su richiesta della Procura della Repubblica, includono l’interdizione temporanea dall’attività imprenditoriale e professionale per due persone, nonché il sequestro di beni di grande valore, tra cui numerose automobili di lusso e 21.000 euro in denaro.
Le indagini si sono concentrate su un’autodromo situato nel comune di Torretta (PA), gestito dalla società ora fallita. I principali indagati, una coppia che rivestiva ruoli amministrativi nella società, sono accusati di aver compiuto diverse manovre contabili irregolari, con l’obiettivo di sottrarre beni e risorse finanziarie prima e dopo la dichiarazione di fallimento, avvenuta nel 2018. Ulteriori tre familiari sarebbero stati coinvolti nelle operazioni, rendendo ancora più articolato il quadro investigativo.
Uno degli elementi chiave emersi dall’inchiesta è la vendita a un prezzo significativamente inferiore al valore di mercato di una serie di auto di pregio, appartenenti alla società fallita, tra cui modelli di Ferrari, Bentley, Porsche, Maserati e Rolls Royce. Tali beni sarebbero stati prima trasferiti a una parente anziana e poi a una nuova società, creata appositamente dagli indagati per mascherare queste operazioni. Questa strategia avrebbe permesso alla coppia di mantenere il controllo su beni di valore sottraendoli ai creditori.
Le investigazioni hanno anche portato alla luce un’operazione di autoriciclaggio, con assegni per un totale di 21.000 euro ricevuti da un cliente della società. Parte delle risorse finanziarie della società fallita sarebbe inoltre stata trasferita su un conto bancario a Malta, per un valore complessivo di 290.000 euro, nel periodo tra il 2016 e il 2018, quando la società era già in grave difficoltà economica.
L’operazione si è basata su un’accurata analisi dei flussi finanziari e sull’esecuzione di un Ordine Europeo di Indagine, che ha permesso di rintracciare la movimentazione del denaro all’estero. Sulla base degli elementi raccolti, il giudice ha ritenuto fondati gli indizi di colpevolezza per i reati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio a carico dei cinque soggetti indagati.
Questa operazione sottolinea l’importanza del ruolo svolto dalla Guardia di Finanza nel contrasto ai reati economico-finanziari e nell’aggressione ai patrimoni illeciti, tutelando gli operatori economici che agiscono nel rispetto della legge. Tuttavia, si ricorda che, fino alla conclusione definitiva del processo, gli indagati restano presunti innocenti, in conformità al principio giuridico di presunzione di innocenza.
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