Svolta decisa nelle indagini sulle recenti violenze che hanno colpito il capoluogo piemontese. All’alba di oggi, le forze dell’ordine hanno dato esecuzione allo sgombero e al sequestro preventivo della sede dello storico centro sociale Askatasuna, situato in Corso Regina Margherita. L’operazione, condotta dalla Digos e coordinata dalla Procura di Torino, ha portato all’apposizione dei sigilli all’immobile, da decenni punto di riferimento dell’area antagonista.
L’indagine: dagli assalti ai sigilli
Il provvedimento scaturisce dalle indagini serrate sugli episodi di violenza verificatisi durante le recenti manifestazioni pro-Palestina. In particolare, gli inquirenti contestano il coinvolgimento di esponenti del centro sociale in tre distinti assalti:
- La sede del quotidiano “La Stampa”: Colpita da lanci di oggetti e fumogeni, con tentativi di irruzione.
- Le OGR (Officine Grandi Riparazioni): Luogo di tensioni durante eventi istituzionali.
- La sede di Leonardo: L’azienda del settore difesa, finita nel mirino della protesta per la produzione di armamenti.
Durante la perquisizione all’interno dei locali di Askatasuna, gli agenti hanno cercato materiale utile a identificare i responsabili degli scontri e prove relative all’organizzazione dei blitz.
Le parole del Ministro Piantedosi
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha commentato l’operazione esprimendo soddisfazione per l’intervento delle autorità:
“Lo sgombero di Askatasuna è un segnale chiaro e inequivocabile dello Stato: non ci sono zone franche dove l’illegalità può essere tollerata. La libertà di manifestare non può mai degenerare in violenza contro le sedi dell’informazione o contro aziende strategiche del Paese.”
Un clima di alta tensione
L’operazione odierna chiude (almeno temporaneamente) una lunga stagione di incertezza sul destino dell’immobile, che negli scorsi mesi era stato al centro di un complesso iter burocratico per una possibile “co-progettazione” con il Comune, poi naufragata proprio a causa delle nuove ondate di violenza.
Le aree circostanti Corso Regina Margherita sono state presidiate massicciamente per evitare contromanifestazioni o tentativi di rioccupazione immediata. Per la Torino antagonista, lo sgombero rappresenta un duro colpo logistico, mentre per le istituzioni è la risposta necessaria a una “escalation” che aveva superato i limiti della dialettica politica.
