Sono solo sei, ma sono irriducibili. Hanno passato decenni – in alcuni casi quasi mezzo secolo – nelle prigioni sudcoreane senza che la loro fede nel regime del Nord venisse intaccata. Considerano ‘cani’ i disertori che hanno passato il confine per rifarsi una vita al Sud e non smetteranno mai di tentare di fare il percorso inverso, non per tornare a casa, ma per dimostrare che Seul non li ha sedotti.
Uno di loro, il più irriducibile di tutti, ha tentato di recente di attraversare il confine nonostante abbia sulle spalle 95 anni di cui 40 passati in carcere e per camminare debba appoggiarsi a un bastone.
“Tenterò ancora di tornare in Corea del Nord” dice Ahn Hak-sop, ex ufficiale dell’intelligence, catturato dai sudcoreani tre mesi prima del cessate il fuoco del 1953 “Cercherò di farlo in un altro modo, attraverso la Cina o la Russia”. Ahn vive in una chiesa, ospite del pastore Lee Jeok, a Yonggang, un villaggio sorvegliato dall’esercito sudcoreano per la sua vicinanza alla Corea del Nord.
