Ucraina, Salvini “I nostri figli non andranno in guerra”

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La storia dell’uomo dice che quando c’è una difficoltà economica da qualche parte si cerca la guerra per rilanciare la propria economia. Leggo da ministro e da italiano che chi continua a insistere ‘entriamo in guerra contro la Russia, facciamo un esercito europeo, armiamo la Germania, insediamo un comando di guerra a Parigi’ non usa parole di pace o la diplomazia. Probabilmente è possibile che qualcuno che è in difficoltà nel suo Paese, non il governo italiano, ha bisogno di questo clima di tensione per rimanere al suo posto“. Così il vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ospite della trasmissione Mattino 5. Il ministro ha poi ribadito “niente esercito europeo, niente armi europee. I nostri figli non andranno in guerra né in Russia e né in Ucraina. Anzi, non vedo l’ora di partire con la ricostruzione delle strade e delle scuole in Ucraina e di tornare ad avere buoni rapporti commerciali con sportivi e culturali con la Russia”.

“È il momento di abbassare i toni tutti quanti, fra Russia e Ucraina, fra Israele e terroristi islamici e anche in politica. Conto che non ci sia nessun abbattimento di aerei e quindi non ci sia nessuna reazione”, ha ribadito.

“Conto che i ragazzi che sono sulle barche a vela nel Mediterraneo per andare a sconfinare in acque israeliane si fermino e consegnino alla Chiesa cattolica, come ha chiesto il patriarca monsignor Pizzaballa, medicinali e viveri per la popolazione di Gaza, senza cercare lo scontro”, ha aggiunto sulla Flotilla.

E sull’immigrazione: “Come Lega non ci accontentiamo di tenere in carcere questi delinquenti perché poi li pagano i cittadini italiani. È necessaria l’espulsione e introdurre un permesso di soggiorno a punti, come la potente a punti. Per chi guida drogato o ubriaco, usa il telefonino alla guida, si tolgono dei punti e si sospende la patente perché la vita è sacra. A maggior ragione, se ti concedo la cittadinanza, se ti apro le porte di casa mia e poi commetti i reati o infrazioni, ti tolgo quei punti e posso e posso rispedirti al tuo Paese”.

Il Ponte sullo Stretto di Messina “è un’opera di cui gli italiani sentono parlare da 150 anni e che nessuno ha mai realizzato. Abbiamo approvato il progetto definitivo e ci sono i finanziamenti. Giustamente è un’opera complessa e quindi è giusto che la Corte dei Conti in questi due mesi di tempo chieda tutti i chiarimenti possibili. Conto che entro i primi di novembre – questi sono i tempi previsti – ci sia l’ok definitivo e l’apertura dei lavori”, ha concluso infine sul Ponte sullo Stretto.

– foto IPA Agency –