Liguria
Genova | Barbiere decapitato, gli assassini rischiano l’ergastolo
É in programma il 19 aprile l’udienza preliminare davanti al gip Angela Nutini per i due egiziani arrestati per l’omicidio avvenuto nella loro abitazione di Sestri Ponente del giovane connazionale Sayed Mohamed Abdalla, il barbiere diciottenne egiziano il cui cadavere, decapitato e con le mani mozzate era stato recuperato nel luglio dello scorso anno nel mare tra Chiavari e Santa Margherita.
Kamel Abdelwhab detto “Bob” e di Mohamed Abdelghani detto “Tito” rischiano l’ergastolo per le aggravanti di premeditazioni e i futili motivi. Solo se non verrà contestata una delle due aggravanti potrebbero accedere al rito abbreviato ed evitare il carcere a vita. Ipotesi però che appare molto remota. I due poche ore prima del delitto avevano comprato una mannaia in un negozio.
Bob ha spiegato che Tito avrebbe litigato con Abdalla e gli avrebbe inferto varie coltellate e che lui si sarebbe frapposto, ma poi si sarebbe spostato per non ricevere un fendente. Bob Ha aggiunto che Tito, dopo avere ucciso Abdalla, avrebbe poi minacciato di morte lui e i suoi familiari, inducendolo così a non dire nulla e costringendolo ad aiutarlo per portare via il corpo in una valigia di grosse dimensioni di colore scuro, che entrambi hanno caricato su un taxi. Quindi il viaggio sino al retro di un’altra loro barberia a Chiavari, lì hanno trasportato il cadavere sulla spiaggia dove l’hanno mutiliato, tagliato la testa e le mani del ragazzo, poi gettato nel mare.
Per il pm Daniela Pischetola e i carabinieri i due sono colpevoli sia dell’omicidio che della soppressione del corpo.
Aly Abdelghani, detto Alì, il titolare del negozio (fratello di Bob) dove lavorava il ragazzo invece, che non è indagato, dal giorno dell’omicidio di trova in Egitto da dove più volte ha detto di volere rientrare in Italia per raccontare la sua versione, ma in realtà non è mai rientrato.
Il movente del delitto è ancora avvolto nel mistero: i due una volta arrestati hanno detto di avere ucciso Abdalla perchè si era licenziato dal negozio (tuttora chiuso) di via Merano, a Sestri Ponente, e voleva, per motivi economici, andare a lavorare in una barberia concorrente di Pegli.
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