Il destino della storica sede di CasaPound in via Napoleone III, a Roma, torna al centro dell’agenda del Viminale. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo durante la trasmissione ‘L’aria che tira’ su La7, ha confermato che l’immobile occupato dal 2003 è inserito nella lista ristretta delle strutture da liberare in tempi brevi.
«Si trova tra le prime 6-7 posizioni della lista degli immobili da sgomberare», ha dichiarato il Ministro, precisando tuttavia che l’ordine cronologico segue criteri tecnici che non sono «comunque vincolanti del tutto», ma che riflettono un’urgenza ormai consolidata.
Nessuna distinzione ideologica
Il Ministro ha voluto respingere con forza le polemiche riguardanti presunti trattamenti di favore basati sull’appartenenza politica delle occupazioni. Piantedosi ha rivendicato la neutralità dell’azione del Ministero e delle Prefetture:
- I precedenti: «Abbiamo fatto sgomberi di qualsiasi colore politico. Io stesso, da Prefetto di Roma, ne ho fatti tanti, anche di Forza Nuova», ha ricordato il titolare del Viminale.
- L’impegno pregresso: Piantedosi ha sottolineato come l’iter per l’immobile di via Napoleone III sia partito proprio durante il suo mandato come Prefetto della Capitale, periodo in cui l’edificio è stato formalmente iscritto nell’elenco delle priorità.
I criteri per lo sgombero
La gestione degli sgomberi a Roma segue un protocollo complesso che bilancia diverse esigenze. Sebbene CasaPound sia ai vertici della lista, l’attuazione pratica dipende da:
- Ordine pubblico: Valutazione dei rischi durante l’operazione.
- Fragilità sociale: Presenza di minori o persone vulnerabili all’interno dello stabile (aspetto che richiede il coordinamento con i servizi sociali del Comune).
- Proprietà dell’immobile: Lo stabile è di proprietà del Demanio, elemento che accelera l’interesse dello Stato al rientro in possesso del bene.
Il contesto politico e sociale
La questione di CasaPound è da anni un terreno di scontro tra l’amministrazione comunale e il governo centrale. Mentre il Campidoglio preme per una risoluzione rapida per destinare l’immobile a fini sociali o abitativi regolari, le procedure tecniche e di sicurezza hanno richiesto tempi lunghi.
Le parole di Piantedosi sembrano ora voler imprimere un’accelerazione, ribadendo che la legalità deve prevalere sulle appartenenze: «Non guardiamo al colore», ha concluso il Ministro, lasciando intendere che la pianificazione operativa per la liberazione dello stabile sia già in una fase avanzata.
